del progetto, volle che fosse ben chiarito che le 2000 lire date dal Municipio non venivano prelevate dal fondo comune di L. 600000 pei monumenti veneziani e rivendicò ancora il diritto di determinare quali sieno i lavori da fare con quel fondo e con che ordine, secondo l’importanza e 1’ urgenza dei bisogni, e 1’ esperienza dimostrò che 1’ Ufficio aveva ragione, se il primo fondo comune fu esaurito coi ristauri dei Frari, S. Giacomo dall’ Orio, S. Francesco della Vigna, S. Gio. e Paolo e pochi altri lavori, e si dovette istituire un secondo fondo comune d’un milione, essendovi ancora tanti bisogni. CHIESA SUCCURSALE S. MARIA MATER DOMINI. Continuando gli effetti del panico generale, la Fabbriceria di S. Cassiano annunciò sin dal 17 luglio 1902 che le biffe di vetro poste in vedetta nella chiesa di S. Maria mater domini si erano spezzate, e l’edificio si trovava in condizioni molto inquietanti. Fu proposto per misura di precauzione il trasporto dei quadri, prima nelle RR. Gallerie, poi nel Museo Correr, poi in chiesa S. Cassiano, e infine, quietatisi colla calma degli animi i movimenti delle cose, i quadri restarono al loro posto, aspettando il ristauro della chiesa che non appariva più urgente, tanto è vero che solo nel dicembre 1911, fu presentata la perizia, che prevede una spesa di L. 50000, sul fondo comune di un milione del Municipio e del Ministero. Alla vigilia del crollo del campanile erano stati eseguiti lavori di riatto al tetto ed alle vetrate con una spesa di L. 1105.11 così distribuite: Ministero delle finanze ..... L. 605.11 Economato ....... s 300.00 Fabbriceria ....... » 100.00 Prima del panico si ebbero ristauri parziali ; dopo s’imposero ì ristauri generali, che in edifici secolari portano spese tanto più ingenti, quanto meno si possono esattamente prevedere. Poiché la chiesa di S. Maria mater domini era designata tra quelle i cui ristauri sarebbero fatti sul fondo comune, la Fabbriceria di S. Cassiano si era fatta avanti per chiedere che intanto si facessero su quel fondo anche i lavori di manutenzione a lei spettanti, ma 1’ Ufficio tenne ferma la distinzione tra il ristauro generale da fare al momento opportuno essendo esclusa l’urgenza, e i lavori di manutenzione a carico degli utenti, a sensi degli art. 126, 127 combinati coll art. 501 codice civile. Campanile. - Il campanile di S. Maria mater domini non presentò mai un vero pericolo statico, ma essendo in pessime condizioni di manutenzione, 1’ Ufficio aveva avvertito la Fabbriceria che doveva fare le riparazioni occorrenti, a lei spettanti, appunto perchè riguardavano la manutenzione; ma la Fabbriceria trincerata nel pregiudizio che le spese per gli edifici monumentali (che una volta si chiamavano monumenti nazionali, e in questo forse si trova 1 origine del pregiudizio) spettino sempre e tutte alla Direzione generale dell’ antichità e belle arti, si guardò bene dal far nulla ; sicché un bel giorno cadde un mattone. Allora le guardiane del campanile si svegliarono e gridarono. L’ Ufficio, fatto un sopralluogo, constatò che non v’ era pericolo pel campanile, eh’ è fermo sulle sue basi, ma per le teste dei cittadini e i tetti delle case vicine, e per questo tocca ad altri, non al Ministero, provvedere. Il Ministero ha tenuto fermo che la spesa deve gravare la Fabbriceria, la quale può chiedere il concorso dell’ Economato.