bastare a tutto, dovevano invocare l’assistenza sia del genio civile, sia degli Uffici tecnici municipali e provinciali, sia dei professionisti privati. 11 Prefetto nominò una Commissione composta dell’ing. capo del genio civile (Torri) dell’ing. capo municipale (Trevisanato) del direttore dell’istituto di belle arti (Manfredi), dell’ ing. Ongaro per l’Ufficio regionale, dell’ing. Cadel per il Collegio degl’ingegneri veneziani, e dell’ imprenditore Torres, sotto la presidenza di Giacomo Boni, incaricato della direzione dell’Ufficio, come dei lavori per lo sgombero delle macerie e per la ricostruzione del campanile. La Commissione aveva l’incarico di visitare i monumenti indicati come pericolanti di Venezia e riferirne al Prefetto. Contemporaneamente gli artisti, nominarono una seconda Commissione composta del sig. Francesco Dorigo marmista e scultore, Antonio Orio ingegnere, Sardi architetto, Angelo Samassa imprenditore, Antonio Fradeletto professore e deputato al Parlamento, sotto la presidenza dell’ onor. Molmenti, in seguito all' allarme suscitato dalle veramente gravi condizioni del Palazzo delle Procuratie Vecchie e la seconda Commissione fu aggregata a quella governativa per quest’ultimo edificio. Il primo effetto del panico generale, fu, non solo la sospensione degli spari d’ artiglieria in occasione di feste, ma anche della segnalazione del mezzogiorno, e degli spettacoli pirotecnici a bombe scoppianti, dei quali si era domandato il permesso in occasione della festa della vigilia del Redentore. Anche gli spari d’artiglieria pel genetliaco di S. M. — Il novembre — furono proibiti nel bacino di San Marco. Alla domanda del Prefetto se lo steccato intorno al campanile avrebbe potuto essere ristretto per la rivista delle truppe nella stessa solennità, 1’ Ufficio rispose non potersi per quel giorno sgomberare nemmeno una parte delle macerie, e quindi non potersi restringere lo steccato. Per la segnalazione del mezzogiorno, che si fa all’isola di S. Giorgio, e che fu, come è detto, sospesa, si è studiata la direzione dello sparo, perchè le vibrazioni non colpissero specialmente nè il Palazzo Ducale, nè altri monumenti. Fu provvisoriamente deciso di sparare dal Lido verso il mare, coll’effetto però di non far udire lo sparo, e quindi di mancare allo scopo. L’Ufficio volle poi, d’accordo col Municipio, un microsismografo in Palazzo ducale, per verificare l’effetto delle detonazioni, e avere così una base positiva, per concedere o rifiutare gli spari d’artiglieria, la segnalazione del mezzogiorno, o lo scoppio delle bombe negli spettacoli pirotecnici. Il microsismografo fu collocato in una dell’ex Sale d’armi del Palazzo Ducale verso il Molo, sotto la direzione del prof. Vicentini di Padova, il quale pubblicò una relazione affatto rassicurante degli esperimenti fatti, in seguito alla quale furono concessi, colla segnalazione del mezzogiorno, gli spari d’artiglieria in occasione di feste solenni, ed anche le bombe negli spettacoli pirotecnici. Il microsismografo, che aveva funzionato in Palazzo Ducale dal settembre 1903, fu il 1 novembre 1904 trasportato all’Osservatorio del Seminario patriarcale. Siccome si era colta l’occasione per agitare la questione del sottosuolo, e già alcuni scienziati che facevano da letterati, e alcuni letterati che facevano da scienziati, rappresentavano Venezia come un terreno insidioso che avrebbe finito per tutto inghiottire, l’Ufficio chiese una verifica dei capisaldi di livellazione, stabilendone di nuovi per verificare gli spostamenti. Concorso del Ministero e del Comune di Venezia. - Anche prima del crollo del campanile l’Ufficio s’ era rivolto al Comune e alla Provincia di Venezia, perchè concorressero ai ristauri, trattandosi di un Comune e d’una Provincia così densa di monumenti, i quali sono pure la maggiore attrattiva dei forestieri, ma senza effetto. L’Ufficio tornò alla carica il 6 agosto 1902 subito dopo il crollo del campanile, rivolgendosi direttamente al Prefetto e informandone, nello stesso tempo, il Ministero. - 14 -