togliere le cause, coprendo il tetto di tegole. Agli affreschi laterali sono sovrapposte telai di legno sostenuti da paletti di ferro, e coperti di maglie di ferro zincato. Nel salone non vi sono stufe, ma, essendo affittato ad un’ Impresa di bachicultura, devono gli affreschi sottostare a frequenti disinfezioni con suffumigi di cloro, che, malgrado tutte le precauzioni, riescono nocive. Il Ministero ha incaricato il R. Prefetto d’ interporre i suoi buoni uffici perchè il salone del Palazzo Cordellina, ove si trovano gli affreschi, sia tolto all’ uso di laboratorio bacologico, o questo almeno sia vigilato, in guisa da poter evitare le disinfezioni, e il R. Prefetto ha avuto dall’ Amministrazione la promessa di sopprimere le disinfezioni, o almeno di renderle meno frequenti, e di escludere dalle locazioni future il salone degli affreschi, e tutto questo sta bene ; ma convien dire : Habent sua fata anche gli affreschi ! Chi avrebbe pensato che gli affreschi del Tiepolo dovessero finire coi bachi da seta e soffrire dei suffumigi relativi ? Manifestatisi bisogni di ristauro nel palazzo, la Commissione provinciale chiede che il Prefetto chieda al Ministero il permesso di staccare gli affreschi per trasportarli al Museo civico. Ma l’Am-ministrazione dell’ Istituto Cordellina rifiutò. L’Ufficio domanda che gli affreschi del soffitto siano strappati coll’ intonaco, per essere rimessi al loro posto a ristaiiro finito. Intanto chiede al Municipio, tutore dell’ Istituto, che il locale non sia più affittato in nessun caso ad uso di stabilimento bacologico. 11 preventivo per lo strappo degli affreschi del soffitto importa L. 4175. L’Ufficio domanda l’autorizzazione all’esecuzione dei lavori per urgenza, la quale è dal Ministero ammessa, e i lavori autorizzati. Non si sa però, almeno sinché la Provincia di Verona faceva parte dell’ Ufficio, che i lavori sieno cominciati. Nel giugno 1 906 corre la voce che 1’ Istituto voglia vendere gli affreschi. La voce è smentita ; del resto l’Istituto non potrebbe mai venderli, per disposizione testamentaria. Sarebbe da augurarsi invece lo splendido palazzo settecentesco venisse acquistato da qualche ricco signore. VERA DA POZZO A MONTECCHIO MAGGIORE. In seguito alla voce corsa della vendita ad un antiquario del puteale denominato il pozzo della catena in Piazza Gio. Bonconsigli, unico pozzo medioevale esistente in Montecchio maggiore, 1’ Ufficio ebbe da quel Sindaco l’assicurazione che nessuno aveva pensato a vendere, e nessun antiquario ha offerto di comperare il pozzo della catena. La Giunta ha anzi provveduto a riparare i danni derivanti dalla vetustà, per la sua migliore e sicura conservazione. CHIESA DI S. PIETRO IN MONTEGCHIO MAGGIORE. Dipinto del Mariscalco. Il puritanismo nei ristauri. - Per riparazioni al dipinto del Mariscalco il Ministero concorse con L. 800, il Comune con L. 200. La Commissione provinciale aveva sollevato difficoltà, non essendo persuasa che si dovessero dipingere le stuccature con tinta neutra, e nominò una sottocommissione, la quale per la sincerità del ristauro volle che le stuccature rimanessero tali e quali, a testimonio del colore caduto, a costo di urtare il senso dell’arte per amore dell’arte. La sincerità però sta bene ma il puritanismo ha i suoi inconvenienti, e il ristauro non è meno sincero, se anche le stuccature sono dipinte con tanta neutra, purché il ristauro non sia dissimulato e si possa vedere. - 315 -