plicazione delle condutture elettriche al campanile, ma sospesero i lavori in seguito all* opposizione della Fabbriceria. L’ Ufficio, interrogato dal R. Prefetto, si dichiarò contrario all’applicazione delle condutture elettriche, come degli appoggi telefonici e telegrafici ai monumenti, per ragioni estetiche oltreché statiche. In questo caso 1’ Ufficio ricordava che il campanile era già caricato di fili telefonici e telegrafici che si era promesso di levare, e infatti furono tolti, ma soltanto nel 1911. CHIESA S. ROCCO. L’ Ufficio, ha avuto più volte occasione di richiamare l’attenzione della Scuola di S. Rocco sull altorilievo del Marchiori (sopra la porta della chiesa) che va sempre più deperendo, sicché basta il più piccolo urto a farne cadere qualche pezzo — anche recentemente i monelli hanno spezzato una gamba con una sassata. La Scuola di S. Rocco, proprietaria della chiesa omonima, chiese di rinnovare le vetrate antiartistiche del presbiterio, e di riparare le finestre, in base al preventivo di L. 2081.12. Sul voto conforme dell’ Ufficio il Ministero diede l’autorizzazione. La Scuola chiese pure di rimuovere dal posto ove si trova, cioè dall’andito della Sagrestia, che non è del resto il posto originario, per collocarlo in luogo più acconcio e farlo meglio vedere, il dipinto a fresco del Pordenone, rappresentante S. Sebastiano. L’ Ufficio, convenendo in massima, chiese il voto della Commissione provinciale. Nel settembre 1909 1’ Ufficio richiamò 1’ attenzione della Scuola sullo stato deplorevole dei dipinti di Sebastiano Ricci, come dell’ altorilievo del Marchiori (v. sopra). SCUOLA S. ROCCO. In seguito a divergenze sul modo di provvedere alle riparazioni dei dipinti della Scuola, il Ministero aveva nominato nel novembre 1901 una Commissione composta dei sigg.1 Boito, Carcano, Sartorio, la quale limitò le operazioni da seguire dal pittore Zennaro, sotto la sorveglianza del prof. Giulio Cantalamessa allora direttore delle RR. Gallerie e incaricato delle funzioni esercitate dalla Commissione di pittura, dopo le dimissioni di quest’ ultima non più rinnovata. I quadri di S. Rocco ristaurati furono nel luglio 1903 visitati anche dal prof. Cavenaghi. Ma in fatto di ristauri non v’ è alcuno che non creda di poter avere una competenza superiore a quella dei più competenti, com’ è certo il Cavenaghi. Quelli che non sanno sono più incontentabili, e siccome c’ entra la passione, sono anche quelli che parlano più forte. Mentre si eseguiva dallo Zennaro il ristauro d’un dipinto nella sala dell’Albergo si scopersero gravi danni nel soffitto, che richiedevano ristauri urgenti, e che l’Ufficio credette di autorizzare senz’altro, dandone avviso però al Ministero. Le operazioni di ristauro del soffitto furono eseguite col plauso dell’ Ufficio, il quale fece solo obbiezioni per la doratura, la quale, eseguita colla porporina, anziché con foglia d’oro, produce un effetto spiacevole per i riflessi verdastri, e perchè col tempo annerisce. La Scuola accettò la proposta di desistere dalla doratura colla porporina, accompagnando le tinte. Unitamente alla relazione dell’ ing. Saccardo sul sopralluogo da lui eseguito per esaminare le condizioni statiche della chiesa e della Scuola di S. Rocco, giunse il 6 agosto 1902, nel momento acuto cioè del panico generale, una lettera della R. Prefettura che domandava all’Ufficio un altro sopralluogo (si poteva quasi credere un controsopralluogo), che non fu mai fatto, sia per le quan- - 96 -