PALAZZO ARCHIACUTO IN FONDAMENTA S. GIOVANNI. In questo palazzo si fecero lavori sotto la sorveglianza dell’ Ufficio, il quale, aiutato dalla buona volontà dell’ imprenditore, ottenne che fossero mantenute a posto la quadrifora centrale, una trifora e tutte le finestre trilobate della facciata, e riaperte le finestre murate. CASE AI N. 317, 318 IN FONDAMENTA DEL PONTE PICCOLO. L’ Ufficio ha voluto la conservazione della casa al N. 317 sulla fondamenta del ponte piccolo, in parrocchia S. Eufemia ; casa che ha speciale carattere veneziano, nella quale furono riaperte le antiche finestre e trifore archiacute, e rimesso il poggiuolo monumentale. Diede il nulla osta alla demolizione della casa al N. 318, coll’obbligo però di rimpiegare nella casa erigenda, gli intercolunnii, colle travi e mensole esistenti. Forte Sanmicheli. Si volle far credere che questo forte, il quale non aveva tremato quando il suo architetto Sanmicheli volle che fosse inaugurato tra gli spari di tutte le artiglierie, per metterne alla prova la resistenza, avesse tremato pel crollo del campanile di S. Marco. Fu anzi dichiarato in pericolo in una seduta del Consiglio comunale. Si radunarono le Commissioni, fu interrogato il Genio civile, il quale avendo verificato che le correnti avevano avuto 1’ effetto, che alla lunga non potevano non avere, battendo contro 1’ angolo nord-est, di produrre cioè un gorgo, oggi non pericoloso, ma che potrebbe col tempo compromettere la stabilità del forte, conchiudeva che nulla ostava che l’Amministrazione militare provvedesse ad una gettata di difesa. Vuol dire che pel forte non era giunto ancora il momento di tremare. Lapide Pizzamano. - A cura della Società degli Amici dei monumenti, fu inaugurata il 7 maggio 1911 la lapide a Domenico Pizzamano, comandante della nave che sparò le ultime cannonate della Repubblica contro una nave francese. Lido. CHIESA SUCCURSALE DI S. NICOLETTO. Nel sopralluogo fatto in seguito al panico del campanile si constatarono le cattive condizioni della porta maggiore (puntellata nell’ ultimo ristauro), sul cui contorno esterno gravita il ricordo marmoreo del doge Domenico Contarini, causa della sconnessione dell’ intera trabeazione sottostante ; nonché le deplorevoli condizioni della gradinata, dello zoccolo della facciata, dei pilastri ; e malanni anche all’ interno ; ma non si poteva pensare al ristauro dinnanzi ai bisogni urgenti di altri monumenti ben più importanti. La Fabbriceria della chiesa parrocchiale di S. Maria Elisabetta scrisse nove anni dopo, lamentandosi dell’ edera che, salendo dal giardino attiguo di proprietà privata, mantiene il muro costantemente umido, dello stato rovinoso dell’ architrave della porta maggiore, e dello stato del ciborio. Stà infatti che, com’ è detto prima, 1’ architrave della porta maggiore è in cattive condizioni, ma stazionarie, e non per ora pericolose, e quanto allo stato del ciborio, che non si conosce come opera d’ arte, non è il caso di rivolgersi alla Soprintendenza dei monumenti. 120 -