307 li, nè vi fosse differenza da cosa a cosa. Ma 110; se Dio in’aiuti non vedrò tanto orrore. E però, ov’ella tne lo permetta, i bullettini questa volta li farò io; le insegnerò io come si scrive. Ella donna dunque i suoi sonni tranquilli; lasci riposare per ora quel qualunque suo ingegno. O-gni mattina destandosi troverà sul suo scrittoio la relazione bella e fatta dello spettacolo della sera anteriore. E di questa fatica non voglio nè meno ch’ella m’abbia obbligo alcuno. Non la lo già per lei. L’argomento m’ispira; mi tocca l’amor della patria; imperciocché, certi ufficii, noii fo complimenti, non s’hanno a gettare ai cuui. La riverisco. Filinlo. Risposta. O degno, o virtuoso, incomparabile signor Filinto! Qual astro, qual nume benefico le mandò mai ispirazione sì buona? Con quali parole le ne attesterò la mia gratitudine? Le perdono ch’ella non faccia complimenti, le perdono eh’eli’ abbia di me quella triste opinion che si vede, e nella quale ahimè I pur troppo non s.irà sola; il servigio ch’ella di presente mi rende è tale e tanto, che non cesserà mai la mia