Addobbo delle Sale, — Restava però la questione dell’addobbo delle Sale del Museo, le quali, coll’ ingrandimento di esso, paiono troppo vuote. Pur troppo, alla caduta della Repubblica, il Palazzo Ducale fu devastato e nulla esiste più del mobiglio antico. Un solo frammento di cuoio d’oro, resta testimonio isolato di tutti quelli che vi dovevano essere, come i documenti attestano (fig. 7). Si è parlato di ornarle coi ritratti di dogi, di capitani, d’ambasciatori esistenti nei depositori, provenienti dalle Procuratie o d’altri uffici, e su questo proposito si ricorse allo spediente solito di una Commissione. L’idea di decorarle con cuoi dorati moderni fu subito abbandonata, prevalse invece quella di nascondere i muri con semplici dossali come fu deciso di fare per le Sale del Maggior Consiglio e dello Scrutinio. Questo è forse il meglio, in taluni casi, in altri però, avrebbero da preferire le tappezzerie di stoffa. Per la Sala Erizzo, esiste già una perizia di L. 1490 per dossali.
Il panico risorge un momento. — Se il panico del campanile era stato vinto, com’ è detto, pel Palazzo ducale, dopo il ristauro radicale, esso risorse per un momento nel 1910, ciò che mostra che la paura ha la vitalità dei vermi, che schiacciati, tagliati a pezzi, rinascono. Nel novembre 1910 l’Ufficio dovette con un esame coscienzioso assicurare che le Sale del Museo non presentavano pericolo alcuno.
Il	Palazzo ducale nella cita moderna. — Poiché ai vecchi non dev’esser vietato di approfittare dei ritrovati del progresso quando non sono nocivi alla loro salute, nè attentano alla dignità loro, nel Palazzo ducale c’è la luce elettrica per gli Uffici, per il Corpo di guardia, per le Prigioni, certo più sicura di ogni altra illuminazione, quando siano adottate le debite precauzioni ; si è introdotto l’acquedotto e si preparano le bocche d’ incendio, che faranno salire colla corrente elettrica l’acqua all’altezza dovuta, pel caso, cui non si può pensare senza terrore, d’un incendio ; v’ è il termosifone con caldaia accesa in un magazzino a volta, al sicuro d’ogni pericolo.
     11 Palazzo ducale però, tra le novità fece mal viso alla cinematografia, cioè non ha voluto servire di spettacolo, e di stimolo alla falsificazione della sua storia come quando si voleva cinematografare il supplizio di Marin Faliero sulla Scala dei Giganti che non esisteva quando lo sciagurato doge fu suppliziato; e sceneggiare la Gioconda (1), o l’Otello il Moro di Venezia, la quale non ebbe mai generali neri di carnagione, sebben Mori di cognome, perchè in Otello la gelosia è alimentata, se non nata, appunto dal colore della sua pelle, e il Consiglio Superiore d’antichità e belle arti, approvò, perchè ritenne, a sezioni riunite, che nell’interno dei monumenti nazionali, in consegna dello Stato, non si debba permettere le cinematografie di scene storiche e di altre rappresentazioni preparate.
      (I) Prima 1 Ufficio si era opposto alla rappresentazione in Cortile del primo atto della Gioconda di Ponchielli.
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