corrispondenti, si dovettero sgombrare anche le stanze sopra la Quarantia civil nuova verso Piazzetta, pur occupate dalla Biblioteca. L’Ufficio cedette una delle sue stanze al prefetto della Marciana. Gli altri impiegati passarono nella Sala del Piovego. Dell’ ex Scuola di S. Nicoletto si fece la sala di lettura, e dalle antiche Corti, o tribunali di prima Istanza verso Piazzetta, i libri dovettero trovar posto nelle stanze sottostanti a pian terreno, mentre così si poteva procedere al nstauro generale del Palazzo ducale. Sin dai primi assaggi fatti venne in luce un taglio verticale del muro che divide la Sala Bessarione dalla Quarantia Civil Vecchia (fig. 3), fatto per collocare un piccolo ascensore per libri, e si vide allora ch’erano stati imprudentemente tagliati i tiranti di collegamento, sicché appena liberata la Sala Bessarione dagli scaffali, il muro mostrava tendenza a scivolare, e fu gran mercè se venne evitata una rovina che, sebbene parziale, avrebbe prodotto un’ impressione disastrosa nello stato degli animi allora. Tolte le pitture e i dossali dai muri della Quarantia Civil Vecchia vennero in luce graffiti con galere puerilmente indicate, ed uno stemma della famiglia Coppo, questo inciso nell’ intonaco. Tutto ciò faceva credere che ivi anticamente vi fossero le prigioni corrispondenti, nel piano superiore, al luogo ove sono le scritture famose di Luchino da Cremona e d’altri prigionieri. Sarebbe questa dunque la famosa torre-sella di cui tanto si parla nei vecchi documenti, che terminava sopra il tetto, com’ è segnata nella pianta di Iacopo de Barbari, e nella veduta di Venezia detta di Norimberga. In base alle verificazioni fatte nel giugno 1904, l’Ufficio presentò al Ministero il progetto di generale ristauro di L. 168812 per la consolidazione e in parte rinnovazione dei muri, rifacendo cioè i muri a tratti, cominciando col riempire i vuoti con imbibizioni di cemento, premesse armature formidabili di presidio (fig. 4). Per le fondazioni che si mostravano deficienti, anziché usare il metodo di rifarle nuove, sospendendo il muro superiore con costose armature, si pensò di allargarle, facendo due nuove fondazioni allato alle vecchie e facendo gravare il muro sulle fondazioni così allargate mediante robusti massi di pietra d’Istria. Si ottenne così una maggiore solidità ed un rilevante risparmio di spesa. Fig. 2 - Sala dei Cataloghi prima del ristauro. Fig. 3 - Muro della Sala Bessarione. - 20 -