1 carità un soldo, augurandogli felice viaggio. Il valentuomo mostrava in quella a’compagni le preziose qualità di un Marc’Aurelio, che gli era costato non so quanti zecchini, e rotto il capo da quella indiscreta richiesta, che interrompeva il corso delle dotte sue osservazioni, si voltò alla infelice con un par d’occhi da cane, e le fece per tutta limosina questa bella risposta: che denari e molti sì ne spendeva in monete vecchie, ina non già in donne brutte e vecchie; bellissima facezia, ed in ispecie molto ben collocata, che fece anche ridere una parte della brigata, ma ch’io ebbi la debolezza di considerare come la cosa più crudele che mai udissi, dopo il colpo di frustino di Tony Foster nel Kenilworth, onde mi sentii allontanar sempre più da siffatta compagnia che insultava alla sacra miseria, e rideva all’insulto, e cominciava già ad accoglier qualche paura sull’esito felice del mio viaggio. A Verona fui testimoniod’ una dolorosa separazione. Fra le persone che quivi ci si aggiunsero ei a pure un vispo giovincello di forse venti in ventiquattr’anni : bianco, rosso, ricciuto, grande della persona, bello di sembianze e di forme. Aveva un soprabito, o come dicono una biouse di velluto nero cinta a’lombi, come dipingono i Sansimonisti,con in tascata pipa compagna delle soavi meditazioni, che mezzo s’ascon-