j4ncona di Giovanni Pisano. — Per levare dalla cappella Mantegna l’ancona in terra cotta di Giovanni Pisano e lasciare scoperto l’affresco rappresentante l’assunzione di Maria, di Nicolò Pizzolo, condiscepolo del Mantegna vi era un progetto anteriore al 1902 e trattative pel concorso del Comune. Ma il progetto, benché approvato dalla Commissione provinciale, fu poi abbandonato, sull’ osservazione fatta dall Ufficio, nel 1903, che questa sarebbe una mutilazione artistica della cappella Mantegna, giacché 1’ ancona di Giovanni Pisano fu fatta per essa e ivi deve restare. Piuttosto si facciano assaggi sotto gli intonaci per rimettere in luce gli affreschi di Giusto dei Menabuoi, come raccomanda anche la Commissione centrale. Affresco del Guariento. — Levando poi dal fondo del Coro la pala del Fiumicelli, seguace di Tiziano, restò scoperto 1’ affresco del Guariento, rappresentante "Il trionfo della religione" non dissipato fortunatamente dai ristauri. Bastò una pulitura fatta dal Bertolli, che costò 1 5 lire. Riproduzioni sculture. — Il Ministero avverti 1’ Ufficio che il parroco degli Eremitani ha chiesto il permesso di far riprodurre dalla Manifattura di Signa, le due sculture della scuola del Donatello, probabilmente del Bellano, che si conservano in detta chiesa. Entrambe rappresentano la Vergine col Bambino, una nell’antisagrestia, l’altra nella sagrestia. Ciò, allo scopo di vendere le riproduzioni a beneficio dei ristauri della chiesa. CHIESA S. SOFIA. Ristauri da farsi. — L’ Ufficio ha dovuto occuparsi e preoccuparsi di questa chiesa prima e dopo del panico prodotto dal crollo del campanile di S. Marco. In un sopralluogo del novembre 1902, suggerì provvedimenti di presidio, in attesa dei mezzi per un ristauro radicale. Quanto a rimettere in luce 1’ affresco dipinto sul muro dell’ abside maggiore, che si pretendeva del Mantegna (tanto ì nomi gloriosi accarezzano gli orecchi degli uomini) e eh’ è invece un prodotto anonimo dell antica scuola padovana, s’aspettarono tempi più propizii. L’ Ufficio constatava così, sin dal 1902, che questo edificio, la cui facciata manomessa presentava già uno strapiombo inquietante, e crepacci di cui bisognava determinare 1’ entità e le cause, aveva bisogno di serio ristauro, ma non trovò alcun concorso da parte degl’ interessati, e coi fondi soli della dotazione regionale non si poteva sopperire alla spesa. Così non si è fatto nulla, e le condizioni del monumento peggiorarono, e nel dicembre 1911, si diede avviso all’ Ufficio che il tetto era in parte crollato. Dal sopralluogo subito eseguito risultò che le condizioni del coperto sono tali da domandarne il rifacimento totale. Le tavole reggenti le tegole sono infracidite, e inservibili sono pure le travi. Nell’ inverno il peso d’una nevicata basterebbe a far crollare tutto. L’Ufficio fece appello al concorso degl’interessati, Ministero di grazia giustizia e culti, Municipio e Fabbriceria, promettendo per sua parte di domandare un largo concorso al Ministero dell’ istruzione, che incaricò 1’ Ufficio di preparare il progetto. A Padova si aprì intanto una sotto-scrizione pubblica per affrettare il ristauro. Conduttura elettrica. - Attribuzioni del R. ‘Prefetto. - Nell’ottobre 1908, l’Ufficio è avvertito che la Società per la luce elettrica ha teso alcuni grossi fili, a breve distanza dalla facciata, in modo da tagliare a mezzo la facciata stessa. Il R. Prefetto, interrogato dall’ Ufficio, risponde che potrebbe agire contro la Società in base all’ art. 12 del Regolamento 25 ottobre 1905 N. 642, solo nel caso di una domanda tassativa - 162 -