Si era parlato anche di restauro dell’ abside, sulla quale ha dipinto a fresco Antonio Rosso di Cadore, che si pretende aver dato i primi insegnamenti della pittura a Tiziano ; ma non essendovi pericolo urgente, si rimise il restauro ad altro tempo. CHIESA DI S. ANDREA DI BIGONZO. Tinta arbitraria. — Informato eh’ era stata data arbitrariamente all’ abside una tinta ad olio, che stonava colle pareti della chiesa in gran parte affrescate, 1’ Ufficio fece eseguire un sopralluogo, in seguito al quale fu concordata la tinta da sostituire. Siccome però l’anno seguente risultò che le cose erano rimaste allo stesso punto, 1’ Ufficio fece eseguire un altro sopralluogo, ed ebbe dal parroco nuove assicurazioni di attenersi alle istruzioni avute. CHIESA DI OSIGO. Pala d’ altare. - Della Pala d’ altare attribuita nientemeno che al Mantegna, ma eh’ è pure un dipinto notevole della Scuola veneziana colla data del 1 529, il parroco aveva domandato il permesso di venderla, che non potè naturalmente essere concesso. Durante i ristauri del 1811, fu permesso il trasporto della pala in Canonica, con tutte le cautele richieste, sotto la sorveglianza dell’ ispettore onorario. CHIESA DI RUGOLO FRAZIONE DI SARMEDE. Anche in questa chiesa, e precisamente sulle pareti del Coro si trovano traccie d’affreschi, che T Ufficio raccomandò di conservare, otturando i fori che vi furono praticati, consolidando le parti non stabili, e facendo assaggi di scopertura, ove esistono traccie d’altri affreschi. CHIOSTRO DI FOLLINA. Compiute le pratiche per l’espropriazione del pianterreno, si è eseguito il lavoro di ripristino a spese del Ministero e degli altri interessati. Il Ministero ha pagato L. 3334 per l’espropriazioni e di più s’ è impegnato per L. 1230 per lavori di ripristino. Questi però furono sospesi, perchè nell’ interesse della miglior conservazione del chiostro, si vide che non bastava avere espropriato il pianterreno, ma bisognava anche espropriare il piano superiore, per togliere il passaggio degl’ inquilini. Le trattative furono lunghe per le pretese accampate. Intanto sorsero allarmi ripetuti per la sicurezza del chiostro e degl’ inquilini. Erano allarmi in parte susurrati dagli stessi interessati, per far gravare tutta la spesa sul Ministero. Questo, in data 5 dicembre 1910, chiede all’Ufficio di far proposte a tutela del monumento. L’ Ufficio risponde che ha dovuto dibattersi colle pretese del Comune e degli altri interessati. Il Comune non intende pagare che L. 400, che sono già iscritte nel suo bilancio e la Fabbriceria L. 800 già da essa promesse in passato ; è questo il solo sagrificio che l’uno e 1’ altra sieno disposti a fare per un monumento che li interessa pur tanto da vicino. Il Ministero domanda : 1 ° se le condizioni statiche del chiostro consentano nuovi ritardi al-1’ attuazione dei provvedimenti diretti a tutela dell’ edificio e delle persone ; 2° in caso negativo quale accoglienza si deva fare alle proposte del Sindaco che sono quelle sopraindicate ; 3° indi- 198 -