518 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VI. nascose nemmeno ai suoi famigliari. Richelieu, che aveva le sue spie da per tutto, appena avuta notizia dell’avvenimento, diressr-al re una lettera molto abile in cui poneva al suo sovrano l’alternativa di scegliere tra il confessore e lui, il ministro.1 Luigi XIII voleva comporre il dissidio con un colloquio a sei occhi, ma non era uomo da fronteggiare gl’intrighi di Richelieu. Questi trovò modo di tener lontano Caussin dalla conversazione, così che egli solo ebbe ascolto dal re. Egli pose di nuovo l’alternativa fra l’allontanamento di Caussin e il suo proprio ritiro. Luigi scelse il primo.2 Non contento di aver raggiunto il suo scopo, Richelieu sfogò ora la sua vendetta contro chi non voleva essere un suo strumento.3 Caussin, che da principio doveva venir mandato fra i selvaggi del Canada, venne poi esiliato a Quimper nella Bretagna, ove fu tenuto in sorveglianza come un prigioniero, e il suo buon nome venne distrutto con una notizia odiosa pubblica dalla « Gazette de France ». Caratterizza il cardinale, l’abilità con cui sfruttò ulteriormente l’affare, presentando come suo merito il fatto, che il contegno di Caussin non avesse avuto per conseguenza la persecuzione della Compagnia di Gesù. In ciò gli riuscì d’ingannare non solo il provinciale, ma perfino il generale dei Gesuiti.4 Quale « protettore » avesse la Compagnia di Gesù nel cardinale, si dimostrò alcuni anni più tardi nel modo come procedette contro il padre Monod, confessore della duchessa Cristina di Savoia. Richelieu, a cui non riuscì di guadagnare quest’uomo onesto ad una politica diretta contro la sua patria, e sulla quale il cardinale voleva stendere la mano, decise di annientarlo. Anche in questo caso egli non si acontentó dell’allontanamento di Monod dalla corte, ma non ebbe pace finché Monod nel maggio 1640 non venne trasportato a Miolans, la bastiglia della Savoia, solita ad ospitare solo assassini e rapinatori.6 Mentre in tal modo Richelieu toglieva di mezzo i Gesuiti che gli erano incomodi, cercava nello stesso tempo di spezzare l’autonomia e di aggiogare alla sua politica quell’Ordine, che nonostante le opp'1' sizioni era in Francia pur sempre potente.6 Nella sua assoluta man- 1 Vedi Aubery, Mémoires V 472. Cfr. Avenet., Lettres de Richelu''1 1067; Fouqueray V 91 s. 2 Vedi Fouqueray V 93 s. 3 De Rochemonteix (280 s.) ha dimostrato l’insostenibilità delle gra'' accuse elevate da Richelieu nelle sue Mémoires contro Caussin. 4 Cfr. Fouqueray V 97 s. 5 Cfr. Dufour-Rabut, Le P. Monod et le card. Richelieu 43 s., 67 g., 106 s. Fouqueray V 108 s., 121 s. Cfr. anche S. Foa, Mission «" ’ Monod à Paris in Mém. de l'Acad. des Sciences de Savoie 4° serie, voi- • 6 « Il faut réduire les Jésuits à un point qu’ils ne puissent nuire par P’1^ sance, mais tel aussi qu’ils ne se portent pas à le faire par désespoir: auq»