416 Urbano Vili. 1622-1644. Capitolo IV. Nell’ansia di risolvere questa questione in favore dell’impera tore, gli uomini di Stato viennesi si erano sforzati di escludere quanto più potevano il papa da una vertenza così importante, nella quale in ogni caso aveva pur diritto di dire la sua parola.1 L’abbozzo dell’editto venne sottoposto ai principi elettori cattolici, ma non ad Urbano. Anzi il nome del papa, con grande dispiacere del nunzio a Vienna, in tutto il documento non venne nemmeno accennato. Più urtante fu ancora il fatto che nella designazione dei commissari di restituzione la Santa Sede veni-« totalmente sorpassata; l’imperatore voleva regolare tutto da sè.! A parte anche la tensione che già esisteva fra Vienna e Roma per la politica dell’imperatore in Italia, non può stupire che tali soprusi dell’autorità civile sul terreno ecclesiastico 3 inducessero la Curia a mantenere di fronte all’editto un atteggiamento assai riservato. Per quanto Pallotto facesse suo il desiderio della Corte imperiale, che l’editto venisse celebrato, come la conquista di La Rochelle, con pubbliche manifestazioni di gioia, processioni ecc.. Roma non accolse questo suggerimento. Il papa si limitò a ringraziare l’imperatore con un Breve1 e ad accennare all’editto in concistoro con parole di riconoscimento.5 In questo contegno di Urbano VIII non si deve però vedere un atto di parzialità contro gli Absburgo, perchè dopo la conquista dell’importante fortezza di Breda, fatta dagli Spagnuoli, a Roma avevano avuto luogo le stesse pubbliche manifestazioni di giubilo, che avevano celebrata la caduta di La Rochelle.6 Il cardinale Barberini motivò il contegno riservato della Santa Sede dichiarando che bisognava aspettare l’esecuzione dell’editto, e che i papi non avevano mai riconosciuto il trattato di Passavia, il quale era il presupposto di tutto il provvedimento.7 Venne oltre a ciò respinta un’altra volta la concessione, chiesta già prima invano dall’imperatore, di poter nominare per la prima volta tutte le prebende e a tutti i vescovadi ripresi ai protestanti. I '' bano Vili era anche scontento dei commissari nominati dall ini- 1 Già nel * Breve 6 febbraio 1627 il papa diceva all’imperatore, >1°1' aver lodato il suo zelo per la restituzione dei beni ecclesiastici: « ^ olu»ul tarnen tam grave negotium nostro nomine tecum agi cum ven. fratre epi-1"! Aversano, nuntio apostolico ». Archivio di Stato in V i e 1111 ‘ 2 Vedi Tupetz 443; Kiewning 1 evi. 3 Vedi Negri, Urbano Vili 179. . 4 Testo del documento, in data 5 maggio 1629, in Kiewning H 1 ~ ^ al quale è sfuggito che il Breve era stato già pubblicato da Ginzel Garajae 193 s.). 6 Vedi * Acta Consist. al 30 aprile 1629, Archivio segreto P ü tificio. Cfr. Pallotto in Kiewning II 192. 6 Vedi Pieper in Hist.-Polit. Blättern XCIV 478. 7 Lettera del 28 aprile 1629 in Kiewning II 163 s.