144 Gregorio XV. 1621-1623. Capitolo III. Per Olivares la cedevolezza di Carlo era un incentivo a chiedere sempre di più. Incominciò col chiedere allo stesso principe quale garanzia, a suo avviso, sarebbe stata sufficente per il giuramento che si pretendeva dal re. Carlo rispose: il suo proprio giuramento e quello di suo padre devono venir confermati dalla promessa giurata del consiglio segreto; inoltre farebbe il possibile per ottenerne la conferma anche dal parlamento. Poco dopo si dichiarò disposto ad assumere su di sè l’obbligo che in presenza di sua moglie non verrebbe mai pronunciata parola contro la sua religione; invece, se la moglie lo desiderasse, egli stesso sarebbe pronto ad ascoltare le conferenze di teologi cattolici.1 Ma il nunzio non era autorizzato ad accettare come sufficenti queste concessioni. Invano Buckingham cercò di persuaderlo per tre lunghe ore, minacciando alla fine una nuova persecuzione dei cattolici. Invano Bristol esaurì presso di lui tutte le risorse delle sue arti diplomatiche. I negoziati stagnavano. Alla fine ci si accordò che per le condizioni matrimoniali, Filippo IV si rivolgesse di nuovo a Roma e il principe a Londra. In quanto al giuramento del re di Spagna, se ne occuperebbe una giunta di teologi. Dapprincipio Carlo aveva voluto tornare in Inghilterra per influire personalmente su suo padre. Ma Filippo IV lo persuase amichevolmente da restare2 e s’indusse a nuove grandi concessioni, cosicché per un certo tempo le consultazioni della giunta sembrarono superflue. Sotto mano Buckingham fece correre la voce che il principe trovava diffìcile solo un punto, quello dell’abolizione delle leggi contro i cattolici inglesi; ma anche per questa procurerebbe d’intervenire presso il reale padre. Se Giacomo lo facesse davvero, dichiarò allora Olivares, in tal caso sarebbero date a suo personale avviso, tutte le garanzie perchè Filippo IY potesse prestare il giuramento chiesto dal papa; solo perchè il nunzio era di altra opinione egli doveva insistere che il principe partisse senza infanta per Londra, onde ottenere l’assenso di suo padre. Il nuovo ritardo però fece andare sulle furie gl’inglesi, in modo che il nunzio ritirò la sua opposizione. Carlo era del resto oi'amai pronto quasi a tutto pur di ritornare a Londra coll’infanta. Egli acconsentì che i figli rimanessero presso la madre fino al dodicesimo anno di età, che il giuramento proposto dal papa sostituisse il giuramento di fedeltà e che la chiesa dell’infanta fosse aperta al pubblico. Egli e suo padre esser pronti a garantire che le leggi punitive non verrebbero più applicate e che entro tre anni ne verrebbe proposta l’abolizione in parlamento.3 Con riguardo a queste larghe concessioni il re di Spagna dichiarò ora, supposto che re 1 Gardiner V 42. 2 Ivi 46 s.