Arresto di St. Cyran. 061 vano divenirgli pericolose,1 a poco a poco, però, dovevano penetrare anche in ambienti più vasti e suscitare scalpore. Il Eichelieu, che non amava novità, nè sul terreno politico, nè su quello ecclesiastico, prese sospetto, e nelle prime ore della mattina del 14 maggio 1638 St.Cyran fu arrestato improvvisamente nella sua abitazione e incarcerato nel castello di Yincennes. Negli interrogatori ora seguiti, egli non mostrò un gran desiderio di divenir martire delle proprie opinioni; egli cercò di attenuare le sue asserzioni e ili presentare le accuse come equivoci.2 Il Eichelieu, del resto, può essere stato determinato al suo procedimento da considerazioni di assai varia natura; ma come motivi specifici egli addusse sempre i religiosi e rimase sordo contro ogni intercessione. « Io, dichiarò egli,3 ho la coscienza precisa di aver reso un servizio alla Chiesa trine era stata: « de réduire l’Église en ses premiers usages, disant que l’Eglise a cessé d’être depuis ce temps—là ». Due corifei della nuova dottrina avevano detto, che da cinquecento anni non v’era più Chiesa (al Dehorgny il 10 settembre 1648, ivi 364). Riguardo al differimento dell’assoluzione a penitenza lompiuta, Vincenzo dice: « En effet, n’ai-je pas vu faire pratiquer cela par M. de St. Cyran ? (ivi 365; cfr. Maynard II 282 n.). Vincenzo fu citato nel processo di St. Cyran. La sua testimonianza (Coste XIII 86-93) è tramandata s»lo da fonte giansenistica. Il Coste (I 402 n.) giudica: « Ce document que nous noyons authentique est certainement altéré ou incomplet ». La deposizione '•ontiene solo in un punto qualche cosa a carico, cioè le parole di St. Cyran: Que Dieu détruit son Eglise depuis 5 ou 600 ans ... et que la corruption \v est glissée, même dans la doctrine .... Il dit qu’il semble que ceux qui la soutiennent fassent contre l’intention de Dieu ». Anche questo, però, egli l’ha U'iito da lui solo una volta, e cerca di dare alle parole di St. Cyran, qui come in tutti gli altri punti di accusa, un senso accettabile. Vincenzo evidentemente Don volle fare il denunziatore; egli non dice tutto quanto sa dell’accusato, ■"a risponde solo alle domande fattegli, e a queste solo letteralmente. 1 '< J’aï oui dire a feu monsieur de St. Cyran que, s’il avait dit des vérités 'luns une chambre à des personnes qui en seraient capables, que, passant en "ne autre où il en trouverait d’autres qui ne le seraient pas, qu’il leur dirait k contraire, que Notre—Seigneur en usait de la sorte et recommandait qu on fit de même» (Vincenzo de Paoli ad I. Dehorgny il 10 settembre 1648, 111 Coste III 366). Alla comprensione psicologica del tipo enimmatico, che 1 ■ Cyran in conclusione è e rimane, si ò adoperato specialmente il Bremond ^ 36 ss.). Secondo lui St. Cyran non è uno spirito completamente normale; I sua pietà è sincera ; le sue espressioni di suono eretico non sono da prendere sul serio, esse sono unicamente gettate là e gli sono sfuggite senza ponderarne. Anche Vincenzo di Paoli avrebbe da principio (nelle sue testimonianze II 1639) inteso la cosa in tal guisa, e sarebbe giunto ad un’altra interpreta-/ll,ne (nelle lettere del 1648) solo quando riconobbe l’effetto infausto di tali ‘"erzioni. Questi effetti, tuttavia, provano che non si trattava solo di asser-110111 isolate. Del resto noi stiamo ai fatti, quali sono stabiliti senza contesta-'loae ¿allo Zamet, da Vincenzo de Paoli e da altri, e lasciamo da parte l’ele- psicologico e la questione della colpabilità. Cfr. P. Coste, Rapports f Vincent de Paul avec l'abbé de St. Cyran, Tolosa 1914. a Maynard II 260 ss.; Brucker, loc. cit. IV 344. , Al più tardi arcivescovo Beaumont de Péréflxe; vedi Maynard II Ste.-Beuve I 493.