890 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo XI. di costringere il duca alla ritirata. Egli si servì per ciò del fi incese Achille d’Estampes-Valengay, uomo esperto di guerra. Questi raccolse forze considerevoli e costrinse il Farnese, le cui truppe col principio della stagione fredda già cominciavano a disertare, a togliere il campo da Acquapendente e ad accettar di trattare. Poiché il granduca di Toscana non appoggiò il Farnese, questi sì trovò in una brutta posizione. Nuove trattative per un componimento condotte a Castel Giorgio presso Orvieto, si ruppero per gl’intrighi del Lionne. La mira di questo astuto negoziatore era di gettare il papa interamente nelle braccia della Francia, oppure ili scatenare una guerra generale dei collegati contro la Santa Sede.1 Allorché a questo punto in Roma ci si armò per la resistenza, il governo francese gettò tutta la colpa sul papa. Il nunzio di Parigi, Girolamo Grimaldi, si trovò allora in una situazione difficile. Il re lo copriva di rimproveri, e una volta ili disse addirittura di saper bene, che a Roma si volevano alleare colla Spagna e si era mal disposti contro la Francia.2 L’attenuamento di Urbano rispetto al vescovo di Lamego recò un tale sconcerto, che l’inviato francese Fontenay lasciò il 18 dicembre mila Città Eterna.3 Luigi XIII cercò di giustificare il fatto in un colloquio col nunzio, lagnandosi amaramente del contegno ■! papa rispetto al Mazzarino, al Lamego e ad Odoardo Farnesi II nunzio replicò, che S. M. perdeva di vista il danno derivante al papa dal fatto, ch’egli si era attirata la nomina di partigiano della Francia. Il re obiettò, che il danno sofferto da lui medesimo era di gran lunga maggiore; egli aveva richiamato Fontenay da Roma, perchè non riusciva colà a concluder nulla; a Roma si faceva tuli" in grazia della Spagna, mentre egli vi veniva trattato male.* Non v’è dubbio, che la Francia desiderava non un accordo, ma la prosecuzione della guerra, che impediva alla Spagna di togliere truppe dall’Italia ed offriva possibilità di mettere in moto le potenze italiane contro Milano. Perciò il Mazzarino si mise dalla pari'' di Odoardo Farnese, da cui sperava più che da Roma. Nel mar/" 16-13 il Fontenay tornò a Roma, apparentemente per una mediazione pacifica, in realtà per accendere anche più la lotta.5 1 Lo ha mostrato il Demaria (217 s.). 2 Vedi * Nicoletti IX 378. Il cardinale Barberini rispose al nuiiz"^’ « * È ben vero che secondo le bravate dell’ambasciatore di Francia e del 'i- ' Lione si è pensato di trovar modo a poterci buttar dall’altra parte pan'11' ' strano il modo tenuto da N. S. in tanti anni di pontificato senza riguara" < 1 continui dispiaceri de’ Spagnuoli». «La mia casa, seguita il Barberini. < prima da secoli a non aver preso neppure un giulio dalla Spagna ». Leti» • del 1° gennaio 1643, in Nicoletti IX 381-386. 3 Cfr. sopra p. 751. 4 Vedi * Nieoletti IX 387 s. 5 Vedi Demaria 223 s.