658 Urbano Vili. 1623-1944. Capitolo VII. Ridotta in poche parole, la vera dottrina di Giansenio consiste in questo, ch’egli nega la cosidetta grazia sufficiente, cioè quell’aiuto della grazia il quale è tanto forte, che l’uomo coll’appoggio di esso è in condizione di osservare i precetti di Dio, ma il quale altresì può esser respinto, dimodoché, nonostante l’aiuto della grazia, la volontà conserva la sua libertà piena. Secondo Giansenio ogni grazia, che fornisca un aiuto veramente sufficiente, costringe la volontà al consenso. Ne segue naturalmente, che l’uomo pecca solo perchè gli manca la grazia; e poiché egli non può contribuire in nulla ad ottenerla, segue, che la sua salute eterna o la sua dannazione eterna non dipende in nessun modo dalla sua propria volontà, ma solo dalla predestinazione eterna di Dio. ÍTe deriva come ulteriore conseguenza, che Dio non è morto per tutti gli uomini, perchè se fosse morto per tutti, egli avrebbe acquistato grazia a tutti, e poiché la grazia è sempre efficace, tutti allora si salverebbero. Dottrina veramente spaventosa! Essa riduce l’uomo un invalido nelle sue facoltà naturali, e nella sua vita interiore una specie di macchina senza libertà; la storia del mondo, la lotta grandiosa fra luce e tenebre, diviene un semplice giuoco di fantocci, la vittoria finale di Dio una vittoria su marionette. Di Dio la nuova dottrina fa un tiranno, il quale impone precetti, quindi non dà alla più gran parte degli uomini la più leggera possibilità per la loro esecuzione, ed infine consegna i trasgressori alla dannazione eterna, a cui li ha preventivamente destinati! Ci si domanda involontariamente, come mai fu possibile, che anche dei cattolici si lasciassero quasi ammaliare da simili pensieri. Prima di tutto si penserebbe per la spiegazione ad una influenza del calvinismo. L’austerità esteriore di costumi di molti calvinisti potè fare impressione nel campo cattolico, e anzi tanto di più, in quanto specialmente nel paese in cui il giansenismo trovò il terreno più fertile, in Francia, un fervore religioso raddoppiato si era impadronito degli spiriti quale contraccolpo alla precedente corruzione dei costumi. Si ripetè il malinteso della scissione religio«1-Invece di tendere ad un rinnovamento dell’uomo interiore sulla base della dottrina antica, la dottrina antica fu fatta responsabile della decadenza e si cercò il nuovo e l’inaudito. Ma se anche taluni» per avventura, poterono essere stimolati dal rigore dei huo'1 profeti a maggiore zelo, nell’insieme questa durezza non potevi che agire perniciosamente. Se al mondo veniva disegnata un un magine di Dio come quella di Giansenio, il risultato doveva esseie, che il mondo si allontanasse da Dio. sibi videtur vel servare vel transgredí, reus alicuius peccati teneatur (toni, lib. 4, cap. 18, p. 258).