1048 Appendice. parlare (della Francia soltanto con, lacrime di tenerezza. Francesco ri-spose: « die il cardinale suo zio non era così tenero -che piangesse per alcuna cosa e moflto meno per la Francia ; che egli in quel ministerio haveva servito alla Sede Apost. et al Pontefice suo principe, e che in tanto era restato affetionato a quella corona in quanto liayeva ricevuto honori segnalati, ma che nel rimanente se dal Papa fosse stato mandato Nuntio in Spagna, la casa Barberina non havrebbe speso tanto come nella Nuntiatura di Francia, che nel rimanente esso cardinale suo zio haveva sodisfatto alle parti di ministro della Sede Apost. e che, o riuscisse o non riuscisse la sua esaltazione, esso Francesco sarebbe sempre stato buon servitore della corona di Spagna e di Sua Eccellenza, con altre parole piene di modestia, dal che si raccolse che l’ambasciatore haveva voluto vedere, conoscere e sentire esso Francesco Barberini, a lui per il passato totalmente ignoto!». Parlando del conclave nel 1623 il Card. Francesco Barberini spiegò al Nicoletti 'Con quale avvedutezza vi si sia comportato il Ceva, conclavista di Maffeo. Ne dà questo esempio : «Mentre si era dato principio alla prattica per [Maffeo] Barberini, alcuni vecchi [cardinali] la sentirono con amarissimo animo, e specialmente uno di essi passanido avanti alla sua cella ad arte e mostrando di discorrer con un altro, alzò la voce, acciò Barberini lo sentisse e prorompesse in qualche atto indecente e risentito che potesse .scandalizzare il conclave et in questa guisa da se medesimo si precludesse la via tal pontificato. Disse dunque [segue il nome di quel cardinale che però è diventato illegibile dell tutto] queste parole come per ischemire e provocare: Vogliono far Papa questo matto ». Udendo Maffeo questa pffesa, avrebbe voluto rispondere con asprezza uguale, ma il Ceva ne lo inipedì con forza. «Urbano fatto Papa alludendo a questo successo disse più ¡volte idi esser molto tenuto al Cueva, quale poscia inalzò al caindinalato». La più gran parte dell’opera di Nicoletti è composta dalle corrispondenze dei Nunzi inseritevi in abbondanza stragrande. 11 Bankb dice di non aver potuto riprodurre un materiale così esteso e ci dà soltanto nell’ appendice III 159 * ss. il rapporto deil Nicoletti sugli ultimi giorni d'Urbano Vili. Due altri brani abbastanza estesi del Nicoletti si trovano nell’opera del Banke isugjli Osmani (4* edizione, p. 47 s. e 564 s.). L'ultimo specialmente è molto interessante, cioè un rapporto del 18 gennaio 1643 sull’impressione tche ila mjoa-te di Bichelieu fece agli Spagnuoli. Al giudizio dèi Banke sulla credibilità di Nicoletti sottoscrivono il Kiewning (v. sopra), il Brosch, The Cambridge Modem Hisiory IV, Cambridge 1906, 928) e P. Negri, (La guerra per la successione di Mantova, Prato 1924, 14) il quale ultimo con ragione chiama l’opera del Nicoletti un’« erudita e indigesta compilazione ». W. N. Wefxh ( Uròliti Vili, Londra 1905) ne ha dato un sunto, di poco valore, perché qui precisamente ci è d’importanzia conoscere il testo originale degli atti. Ciascuno apprezzerà senz'altro la diligenza straoridinaria del Nicoletti, ma egli umo storico non era. CHli mancò completamente la facoltà idi dominare rimnieniso materiale, di elaborarlo e dargli un saggio ordinamento. Egli è soltanto cronista e ci dà, per così dire, gli Annali del