Si acuisce il conflitto fra l’imperatore e il papa. 393 quali disponeva in Francia.1 Questo a Vienna fece cattivo sangue. All'assicurazione che il papa non si sarebbe lasciato coinvolgere in nini, lega contro l’imperatore, non prestava nessuna fede. La miopia di Nevers, che attendeva tutto dall’intervento dei Francesi c n .11 dava alcun ascolto alle proposte di compromesso dei nunzi Sacchetti e Scappi, a Vienna veniva attribuita all’atteggiamento del ¡iapa, il quale avrebbe animato il duca a questa sua resistenza, onde minare in Italia il prestigio imperiale.2 Quanto oscura fosse la situazione a Vienna, è dimostrato dal fatto che colà trovavano tede le dicerie meno sostenibili e più ridicole di progetti ostilissimi del papa contro l’imperatore. Il cardinale Barberini fece rilevare che queste dicerie maligne erano invenzioni del partito che voleva trascinare a qualunque costo alla guerra l’imperatore.3 La tensione fra imperatore e papa venne ancora aumentata dal tatto che ora, alle questioni di competenza antiche non ancora risolte della divisione del patriarcato di Aquileia e dell’Abbazia di S. Massimino in Treviri,4 se ne aggiungevano sempre di nuove. • Ji i nel maggio dell627 FerdinandoII si era lagnato che Urbano Vili non a vesse tenuto alcun conto della sua domanda di avere un cardinale tedesco, mentre aveva tenuto conto della Francia e della •s]tr; na. Nè voleva lasciar valere la ragione che queste creazioni do\ e vano solo riempire lacune sorte in seguito a due casi di morte, poiché, osservava Ferdinando, anche il cardinale Zollern era morto e Klesl era già cadente. Di fronte alle lagnanze imperiali circa il riliuto di grazie da parte della S. Sede, il Cardinal Barberini poti a rilevare il 3 giugno 1628 che esisteva tutta una serie di | om ¡ ,s,sioni, in parte assai importanti, fra le quali particolarmente li» cessione avvenuta nel maggio del 1628 di una parte dei redditi ecclesiastici del Palatinato, colla quale l’erario imperiale aveva incassato 200.000 fiorini.5 Non si erra quando si suppone che in altre domande di grazie ecclesiastiche presentate dall’imperatore, sia intervenuto l’influsso spagnuolo, poiché un ragionamento sereno avrebbe dovuto concludere che qui venivano chieste delle cose •'he la S. Sede non poteva concedere. Cosi per esempio quando 'enne chiesta la proclamazione del dogma dell’Immacolata ' oncezione di Maria, questione puramente teologica, la cui decisone andava deferita ad un concilio, o, se ciò non fosse possibile, al Capo supremo della Chiesa. Simile era la questione dell’inserzione di nuovi santi nel calendario. A ragione a una tal domanda M Poteva rispondere a Eoma ove andrebbe a finire l’antico rito Vedi Kiewning I 158. \ edi ivi lxxxiii—lxxxvi. 3 Ivi 170. 1 Cfr. sopra p. 374. edi Kiewning I 71.