Le «Guide di Roma» ai tempi di Urbano Vili. 979 pontificato di Urbano Vili una serie di pubblicazioni, che in parte fondarono un’epoca nuova della letteratura, su Roma. Nel 1638 apparve a Napoli un lavoro, composto già diciotto anni avanti dal pittore Gaspare Celio,1 il quale rappresenta la prima Guida stampata che, lasciando da parte l’elemento agiografico, si occupi solo dei monumenti. Il Celio, che nella concezione artistica è affine al Mancini, senza tuttavia dipenderne, dedica ugualmente alla pittura il suo interesse principale, allo stesso tempo tenendo conto anche delle opere più importanti di scultura. Alle chiese poste in ordine alfabetico segue l’enumerazione dei palazzi e delle pitture di facciate; ma, al contrario del Mancini, tratta quasi unicamente di opere d’arte contemporanee.2 Nel 1639 il gesuita Alessandro Donato di Siena, pubblicò una descrizione dell’antica e della nuova Roma.3 Qui la città antica ha una parte assolutamente preponderante; dei quattro libri soltanto l’ultimo tratta l’età cristiana fino ad Urbano VIII, a cui l’opera è dedicata. Essa compendia ottimamente per la Roma antica i risultati degli studi, dalla innovatrice seconda edizione della « Topografia » del Mariiani (1544) in poi, e si distingue per dottrina e maturità di giudizio.4 Pure nel 1639 apparve in nuova edizione la guida delle Chiese '* meraviglie di Roma di Ermanno Iìavinck di Vestfalia, cappellano di S. Maria dell’Anima,5 inoltre la descrizione delle nove chiese di Roma, che avevano speciale interesse per i pellegrini, dovuta al pittore Giovanni Baglione.® La guida tedesca prende il suo punto di partenza dalla chiesa nazionale dell’Anima, e per molta ¡»arte esce dalla serie delle Guide precedenti; nei particolari non • eca nulla di nuovo. La descrizione del Baglione, dedicata al cardinale Francesco Barberini, ha invece grande importanza, perchè considera ugualmente architettura, pittura e scultura.7 Dedicata al cardinale Antonio Barberini è la descrizione della Roma moderna di Pompilio Totti, pubblicata la prima volta nel 11>37 e poi ancora nel 1639. Dopo8 il trattato del Felini, questa è la pubblicazione più importante, contenente anch’essa numerose 1 Memoria fatta dal sig. Gaspare Celio delli nomi dell'artefici delle pitture ohe sono in alcune chiese, facciate e palazzi di Roma, Napoli 1638. 2 Vedi Schudt, Mancini 41 s. 3 A. Donatus, Roma vetus ac recens utriusque aedificiis ad eruditam cogni-tionem expositis, Romae 1638. 4 Vedi Richter, Topographie Roms, Monaco 1901, 19. Cfr. anche I.B.Ca-salius, De Urbis splendere, Romae 1650. ä « Wegweiser zu den wunderbarUchen Sachen der Stadt Rom für tiümlich :i1 den siben in der ganzen Christenheit hochberümten aus ihren dreihundert und fünfzig Kirchen ». La prima era aspparsa già nel 1620; vedi Schudt, Mancini 122. 6 G. Bagliore, Le nove chiese di Roma, Roma 1639. 7 Vedi Schudt, Mancini 43. 8 P. Totti, Ritratto delle grandezze di Roma, Roma 1637; la seconda edizione, curata dal figlio Ludovico, comparve nel 1639; citiamo questa.