Decorazione delle colonne del baldacchino e dei pilastri della cupola. 945 sono attorti e divisi in tre sezioni, di cui le due superiori con intrec-ciamenti di alloro e animate da putti e dalle api dei Barberini. Sui capitelli ionico-eorinzi delle colonne, riunite insieme da un cornicione, si eleva il baldacchino, una costruzione leggera a cupola, la cui cima è ornata da un globo sormontato dalla croce; nelPinterno si libra in aria lo Spirito Santo in forma di ima colomba. Sui capitelli delle colonne stanno quattro angeli giganteschi, sostenenti ghirlande di alloro. Negli spazi intermedi del cornicione, al lato anteriore e posteriore, sono collocati due angeli più piccoli per parte, che in realtà superano la grandezza di un uomo normale: essi sostengono la tiara e le chiavi di Pietro. Negli spazi intermedi laterali fan loro rispondenza due angeli per parte con i simboli dell’Apostolo delle genti: la spada e un libro ricordante le sue lettere. Urbano Vili fece collocare sotto, sulla Confessione, - dove la luce mite e rischiarante di tre grosse lampade, ardenti notte e giorno, indicava ai pellegrini, al primo loro ingresso nella basilica, il sacello principale di questa1 - una formula di preghiera ai Principi degli apostoli, munita di ricche indulgenze, che in parte è composta di parole di S. Agostino, in parte deriva dal papa stesso.2 Integra in certa guisa il baldacchino a cupola la decorazione delle superfìci liscie dei giganteschi pilastri della cupola. Il Bernini propose di dare delle loggie alle nicchie superiori per mostrare al popolo le più preziose fra le numerose reliquie della chiesa di S. Pietro: il Sudario della Veronica, il grande frammento di croce trovato da S. Elena, la Lancia di Longino ed il capo di S. Andrea. Nicchie più ampie, vuote, a pian terreno dovevano essere ornate con statue colossali riferentisi a queste reliquie. La Congregazione della Fabbrica di S. Pietro approvò nella seduta del 10 dicembre 1629 questo piano, e affidò l’esecuzione della statua di Longino al Bernini, di quella di S. Elena ad Andrea Bolgi, della S. Veronica a Francesco Mocchi, del S. Andrea a Francesco Duquesnoy. Questo artista fiammingo fu il primo a finire il lavoro. Dopoché il suo modello fu esposto nella nicchia, egli riscosse grandissimo plauso e gli altri scultori furono stimolati ad eseguire i loro lavori ,3 Questi 1 La riproduzione in Totxi (10) mostra, che originariamente furono collocate solo tre lampade, di cui una d’argento, del valore di 2000 scudi, venne assegnata nel marzo 1632 dal municipio romano; vedi Gigli in Cancellieri, Mercato 180. 2 Di qui il nome di « Orazioni Urbane »; vedi * Nicoletti II 832, Biblioteca Vaticana. Sulle indulgenze di Urbano Vili per il S. Pietro vedi Bull. Yatic. Ili 238 s., 240 s., 242 s.; Mignanti II 100; su assegni di danaro alla Fabbrica vedi Bull. XIV 199 s., 483 s., 601 s. 3 Vedi Passeri 89 s.; Fraschetti 69 s. Su A. Bolgi furono pubblicati da L. Mussi nuovi dati di archivio nel Corriere d'Italia del 31 dicembre 1924. Il Fraschetti (74) dà la notizia, che ogni statua venne pagata 6000 scudi. Nella sua Ruma moderna del 1630 il Totti menziona nelle aggiunte a p. 530 Pastor, Storia dei Papi, XIII 60