332 Urbano Vili. 1623 1(>44. Capitolo III. cui si era sobbarcato. « Una costanza insuperabile, un'energia <■ una laboriosità senza esempi erano doti assolutamente indispensabili per soddisfare a tale compito, e fu davvero una fortuna per l’ulteriore destino della Chiesa cattolica in Boemia che l’Harrach possedesse queste qualità in grande misura. Non lasciava ].a> sare occasione alcuna che lo potesse comunque avvicinare alla meta. Una visita canonica seguiva all’altra e, anno per anno, i verbali di visita si arricchivano di nuove rubriche, onde ottenere la massima evidenza intorno alle condizioni del clero e al numero dei non cattolici. Il Governo imperiale e la Propaganda ebbero o^ni anno un minuzioso rapporto sulle condizioni della Chiesa e sui nuovi tentativi dell’Harrach. Quand’era necessario, Harracli non rifuggiva dall’usare espressioni piuttosto forti, pur di muovere il governo ad intervenire. Era di solito molto amabile e cortese, ma quando occorreva, non conosceva riguardi. Per i parroci cattolici venne emanata una istruzione dopo l’altra, e quando, dall’anno 1642 in qua, si dispose di elenchi completi dei parroci secondo i vicariati, fu più facile insistere per un miglior ordine, per lodare ni animare, ma anche per punire. In tale rapporto il cardinale non usava riguardi e non si lasciava comandare da nessuno. Appena la pace di Praga ebbe regolata la situazione, la restaurazione rat tolica cominciò di nuovo e questa volta portò alla meta.1 In Moravia, che nella rivoluzione aveva fatto causa connine con la Boemia, si procedette nello stesso modo. Fu Carafa che provvide acciocché le ordinanze imperiali per la Boemia venissero estese anche a questa provincia.2 Qui l’attuazione venne agevolata dalla circostanza che il cardinale Dietrichstein, essendo vescovo «li Olomouc e luogotenente della Moravia, riuniva in sua mano il potere ecclesiastico e quello civile.3 Grave ostacolo per la restaurazione cattolica in Moravia costituiva il fatto, che vi si erano annidati gli anabattisti, forti di più che 20.000 persone, i quali, essendo lavoratori assidui, venivan protetti da molti proprietari. A Carafa. era riuscito uia nel 1622, non ostante la resistenza dei «politici», di ottenere il loro bando.4 Infatti il 17 settembre di quell’anno «la setta pi"1" bita e bandita in tutto il sacro romano impero degli anabattisti era stata messa al bando dalla Moravia, perchè « attira a sè molta 1 1ÌEZEK I 143 s. 2 Ofr. Koli.mann 1 391. 3 Vedi Cakàfa, ?eia/ione ed. Müller 257. 4 Vedi la Relazione di Carafa del settembre 1623, in Kollmann 1 Gir. Carafa, ('omment. 153. Il numero degli anabattisti è molto osi-illac" Carafa, Gomment. 213 parla nel 1624 di 20.000. Ma si fanno anche «•ifn H 1 alte; vedi Schriften tier hist. Section der mährisch-schles. Gesch. VI (1854)- ’ Cfr. anche Wolf, Geschieht!. Bilder 78; Loserth nelle Mitteilung, des 1 ere<"' für Gesch. der Deutschen in Böhmen XXX 404, 409.