La pace di Cherasco (19 giugno 1631). 431 mania, Ferdinando II si vide costretto a troncare ad ogni costo la guerra in Italia. Così il 19 giugno 1631, sempre con la cooperazione dei rappresentanti papali, venne conclusa a Cherasco la pace definitiva. L’imperatore concesse ora l’investitura al Ne-vers, ritirò le sue truppe dall’Italia e sgombrò i passi dei Grigioni. Già prima Richelieu aveva concluso un trattato segreto con la Savoia (13 marzo 1631), col quale acquistava la fortezza di Pinerolo e con ciò assicurava l’influsso della Francia sull’alta Italia.1 Anche questo, come il ristabilimento della pace, corrispondeva al desiderio di Urbano Vili,2 il quale mirava ad equilibrare le forze; poiché, in caso contrario, di fronte al predominio degli Spagnuoli in Italia, egli doveva temere per l’indipendenza dello Stato ecclesiastico non solo, ma anche per l’indipendenza della Santa Sede, come una volta i suoi antecessori al tempo degli Hohen-staufen. Dominato da questa paura,3 ravvivata dal sacco di Mantova e dalle continue intromissioni degli Spagnuoli negli affari ecclesiastici, Urbano Vili fece preparativi militari e si strinse più intimamente a Massimiliano I, capo dei cattolici tedeschi non austriaci. Ma su questa via il papa si venne appunto a trovare sulla stessa linea di Richelieu, che cercava di creare nella cattolica Baviera un contrappeso contro il dominio degli Absburgo in Germania. Urbano VIII, consigliando Massimiliano a mantenersi in buoni rapporti con la Francia, si lasciava guidare non soltanto dalla sua avversione contro la Spagna che dominava l’imperatore, ma anche dal proposito di staccare il gabinetto di Parigi dai protestanti tedeschi.4 Il nunzio papale Bagno, sul quale Richelieu esercitava un grande influsso, negoziò, senza esserne autorizzato,5 1 Cfr. Kiievenhìtller XI 1990 s., 1999 s.; Siri VII 363 ss., 387 ss., |f ,, ,7 BühRing 141 s., 147 s. Con * Breve del 2 agosto 1631 Urbano Vili 0 1 imperatore per aver concessa l’investitura al Nevers. Epist. Vili, A r - 1 11 vio segreto pontificio. Il papa fu sospettato di aver influito per la consegna di Pinerolo alla rancia, ma ciò non si può provare; vedi Leman 24, n. 1. Al nunzio di Madrid Giovanni Battista Pamfili venivano sempre fatte ■ ,1 , .,n questioni giurisdizionali, cosicché il suo prestigio, e con ciò quello ni p llesa’ era in continua diminuzione; vedi la Relazione di Alv. Mocenigo al ,ar^zzi~BeRCHet, Spagna I 677 s. Sui soprusi in Napoli vedi il * Breve (j( 'loer® di Napoli duca di Alcalá in data 2 febbraio 1630 (forte biasimo « quod ' ntum in carceribus Inquisitionis vi ereptum ad tribunal regium duxerit », -/ i /. VII, loc. cit.) e il * Breve a Spinola, governatore di Milano, sulle offese nnmunitas ecclesiastica », in data 2 marzo 1630 (ivi). Troppo tardi si com-l»j he a. Madrid che bisognava comporre pacificamente questi conflitti; vedi £^rUg10ne nuovo viceré di Napoli del 18 aprile 1631 in Günter, Eabsburger- 5 ?r‘. Schnitzer, Zur Politik 218. VP 7- * Leman 81s. Fagniez lo mette in dubbio, vedi Rev. d’hist. de Huse de France 1921, 353.