Uccisione di Wallenstein 473- con la preghiera l'allontanamento dei pericoli che minacciavano i cattolici tedeschi. Alla processione che inaugurò il giubileo partecipa egli stesso personalmente.1 Frattanto a Madrid s’insisteva nella pretesa che il papa dovesse rompere con la Francia. Per Urbano Vili era chiaro che con ciò non si poteva raggiungere la pace. I suoi rappresentanti a Parigi, Bichi e Ceva, si sforzavano di rimettere in carreggiata il carro della pace. Essi ottennero finalmente da Riche-lieu la promessa di mandare a Vienna un ambasciatore, qualora Ferdinando II accettasse la mediazione della Francia. Il che naturalmente l’imperatore non poteva accettare. Ma un’altra via pareva avere qualche prospettiva di successo: l’imperatore era pronto a riconoscere alla Francia il possesso di Pinerolo e della fortezza di Moyenvic presso Metz, qualora il gabinetto parigina non facesse alcuna difficoltà agli Spagnuoli circa la loro congiunzione fra l’Italia e la Germania. Ma in fine fu ostruita anche questa, via d’uscita, perchè entrambi le parti ritirarono di nuovo le loro concessioni.2 Su ciò influì il fatto che l’imperatore coll’assassinio di Wallenstein (25 febbraio 1634) s’era liberato dal terribile pericolo che gli sovrastava da parte del suo generalissimo, il quale già subito dopo il suo licenziamento, avvenuto a Ratisbona nel 1630, aveva abbandonato le vie della lealtà e poi durante il suo secondo generalato si era sempre più lasciato irretire in una indubbia opera di tradimento contro l’imperatore.3 La notizia dell’assassinio di Wallenstein provocò in Roma il più grande stupore. Colà si dubitava tanto poco della lealtà del »lande condottiero, il quale aveva saputo arrestare la marcia 1 \ edi Bull. XIV 384; Schmidlin, Anima 458. 2 Vedi Leman 362 s. 3 La diffusa bibliografia su Vallenstein, « una delle figure più misteriose 1 dia storia », si trova raccolta nelle Mitteil, des Vereins für Gesch. der Deutschen "I I‘‘òhnien XVII (1879), XXI (1883), XXIII (1885), XXXIV (1896), XLIX 11 M. Se Riezler (V 471) e Wittich (Allg. Deutsche Biogr. XLV 637) cre- 1 ano ancora che « il più grande rappresentante del tipo dei condottieri in ’•■n-a tedesca» (W. Michael in Rist. Zeitschr. LXXXVIII 434), avesse sola '' orzato col tradimento, ora però la maggioranza degli storici più recenti, '■ r- specialmente Hurter, Wallensteins vier letzte Lebensjahre [1862]; Hdber r ^UHR ln Stimmen aus Maria-Laach XL 195 s., 303 s.; E. Daiin, Die ‘ «llensteinsfrage e L. v. Ranke in Pädag. Archiv, XLIX [1907] 641; Pekar, • nto (p. 3), ma ammette come scusante che Wallenstein col del PP̰ §luoco abbia perseguita l’idea della pace, certo però non in senso Yj jj110 imperiale signore; vedi al contrario Bratjbach in Hi st. J arhbuck