710 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. fort (m. 1716), l’apostolo della Bretagna, Michele Le Nobletz (m. 1652), il fondatore dei Fratelli delle scuole cristiane, G. B. de La-salle (m. 1719), il fondatore dei Lazzaristi e delle Suore della Carità, Vincenzo de Paoli (m. 1660) e la sua confondatrice, Luisa di Marillac (m. 1660), di donne ancora, le due Marie dell’incarnazione {la Carmelitana madame Acarie [m. 1618]), e l’Orsolina madama Guyart (ni. 1672), Giovanna di Lestonnac (m. 1640), Giovanna Francesca di Chantal (m. 1641), Margherita Maria Alacoque, finalmente dei vituperati Gesuiti, i due missionari Francesco Eegis nelle Cevenne (m. 1640) e Giuliano Maunoir nella Bretagna (m. 1683), lo spirituale Claudio de la Colombière (m. 1682) e gli otto martiri missionari del Canadà capitanati da Isacco Jogues (m. 1646) e Giovanni di Brébeuf (m. 1649). Innanzi alle opere di tali eroi del sacrificio e dell’amor del prossimo, le monache teologizzanti di Port-Eoval e il paio di penitenti fra i solitari di là, scompaiono, non soltanto riguardo al numero. Fuori delle mura conventuali alcuni secolari poterono, specie nei principii della setta, sentirsi stimolati dal rigore di questa ad uno zelo più grande; ma nella vita religiosa delle masse il Giansenismo non poteva produrre che un raffreddamento. Per verità, la nuova dottrina non mirava direttamente alle grandi moltitudini; il Giansenismo è innanzi tutto eresia di salotto e di studio, il popolo è innanzi tutto solo la povera vittima delle sue esagerazioni, e si ricollega a questo abito esclusivistico la sua inattività per le missioni popolari, per la diffusione del cristianesimo al di là dei mari, e il non aver portato esso a nessuna notevole fondazione d’Ordine.1 Ma, dopoché molti sacerdoti si furono volti alla setta, questa esercitò naturalmente i suoi effetti anche sulle grandi masse. Per moltissimi la nuova dottrina dovè riuscire proprio la benvenuta, perchè liberava più o meno dall’obbligo pesante della confessione, e per giunta trasfigurava la lontananza dai sacramenti coll aureola di una superiore perfezione.2 Per tal modo ampi gruppi furono dapprima alienati dagli esercizi religiosi e in conseguenza dalla religione stessa. Si aggiunse a ciò, che il grandissimo rigoie dei parroci creò una divisione profonda fra essi e la loro commuta, un piccolo numero di persone particolarmente pie rimase deui ■ 1 Anche di fronte alla vita politica i Giansenisti per lo più rimango'1^ differenti; vedi P. Honigsheim, Die Staats-und Sozialehreii der jran.o•>*' Jansenisten im 17. Jahrhundert (Diss.), Heidelberg 1914. mfveb 2 In questo senso si esprime già nel 1644 Abra de Kaconis (in De - ^ ^ 317). Il Sicaed (L'ancien clergé en France I, Parigi 1905, 467) giudica-Jansénistes, avec leur tendance d’esprit à la Tertullien, ne voyaient Pai g3jent faisaient déserter l’Église et qu’à force d’épurer les fidèles... ü lU(-u’aUs par n’en avoir rien . . . Sous prétexte de n’ouvrir les trésors spirituelles .ver âmes vraiment converties, ils finissent dans quelques diocèses pai * u des populations entières ».