Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. contento, che quando si era venuti a discorrere del Galilei;1 un; sua venuta a Roma, disse il papa, sarebbe per lui una gran gioia, a patto che il viaggio non danneggiasse la sua salute, giacché i grandi uomini si doveva cercare in tutti i modi di mantenerli in vita quanto più a lungo fosse possibile. Il principe Cesi scriveva parimenti,2 che il papa s’era informato, se il Galilei sarebbe venute e quando; « insomma mostrò d’amarla e stimarla più che mai . Mario Guiducci confermò queste notizie.3 In effetto, alla sua venuta in Eoma alla fine dell’aprile 161*4. il famoso scienziato ricevette l’accoglienza più onorevole. Una volta egli potè intrattenersi per tutta un’ora col papa, il giorno dopo altrettanto a lungo con il cardinale Francesco Barberini,4 quindi ancora con altri cardinali, come il Cobelluzio, il Boncompagni. Federico di Hohenzollern.5 Verso la fine della sua dimora a Romn egli potè scrivere di aver ricevuto le più alte dimostrazioni di onori' e di favore, specialmente da parte del papa; non meno di sei volte gli era stato concesso d’intrattenersi a lungo con lui, ne aveva avuto in dono un bel quadro e due monete commemorative in oro e argento; uno stipendio annuo per suo figlio si prospettava come sicuro. Il Galilei potè riportar con sè a Firenze un entusiastico Breve di raccomandazione al granduca di Toscana,6 composto dalla mano amica del Ciampoli; egli vi era esaltato come l’uomo « la cui fama splende in cielo e percorre la terra ». Il risultato più prezioso però del viaggio a Roma, fu per il Galilei la conoscenza fatta col vescovo di Osnabrück, cardinale Hohenzollern, e col domenicano Niccolò Riccardi, che in appresso (dal 1629), nella carica cosidetta di Maestro del Sacro Palazzo Apostolico, si trovò a dare il permesso per la stampa dei libri. Lo Hohenzollern gli promise di parlare col papa, prima del suo ritorno in Germania, circa la questione copernicana.7 Egli fere presente in effetto ad Urbano Vili come i protestanti tedeschi fossero tutti per il nuovo sistema, e lo ritenessero del tutto sicui"-si doveva pertanto essere assai prudenti in una decisione in Pr" posito. Il papa rispose che la Chiesa non aveva condannata ne con dannerebbe l’opinione del Copernico come eretica, ma che non ei. da temere, che fosse mai per esser portata una prova det-i>1' ■ della sua verità.8 Anche il Riccardi era d’opinione che la questo" 1 1 «Giuro a V. S. che di niente la veddi tanto rallegrare che *l,ian li nominai lei ». Il 20 ottobre 1623, in Favaro XIII 139. 2 II 31 ottobre 1623, ivi 140. 3 II 18 dicembre 1623; ivi 161. 4 II Galilei a C. Picchena il 27 aprile 1624, ivi 175. 5 Al Cesi F8 giugno 1624. ivi 182. 0 Dell’8 giugno 1624, ivi 183, traduzione in Mttller 46. 7 II Galilei al Cesi il 15 maggio 1624, in Favaro XIII 179» C11- 8 II Galilei al Cesi l’8 giugno 1624, ivi 182.