278 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo II. bensì a, mantenere con lui rapporti di buonvicinato.1 Questa rimostranza rimase senza effetto. Se già fino dal 1622 il contegno della Francia era stato equivoco e solo a fatica s’era potuto conservarla in rapporti tollerabili con la Spagna, un notevole peggioramento subentrò ora nel contegno dei Borboni di fronte agli Absburgo, quando nell’agosto 1624 il cancelliere francese La Vieuville dovette ritirarsi per cedere il posto ad un genio politico, che doveva dare agli affari politici di Europa un’altra piega; fu questi Armando Giovanni du Plessis, chiamato dalla sua avita proprietà nel Poitou, Richelieu, il quale già colla sua nomina a cardinale, avvenuta nel settembre 1622,' aveva assunta una posizione eccezionale che, in un epoca in cui dominava il protocollo, aveva grande importanza.3 Alla fine d’aprile 1624 era stato chiamato nel consiglio reale; ma solo ora giunse alla vetta delle sue ambizioni e il suo influsso divenne decisivo. Ognuno dei due grandi partiti che si trovavano allora di fronte in Francia riponeva le sue speranze in quest’uomo straordinario, che ad un’intelligenza acuta associava una meravigliosa accortezza e prudenza, un’abilità diplomatica perfetta, un’attività infaticabile, una volontà di ferro ed un’attitudine eccezionale da calcolare freddamente il raggiungibile e l’irraggiungibile. Richelieu era stato un vescovo modello, aveva difeso la dottrina, cattolica contro gli ugonotti in parecchi libri di controversia, diffusissimi e tradotti anche in lingue straniere, e aveva reso anche d’altronde dei servizi importanti al partito cattolico.4 Il suo atteggiamento politico era stato così abile e così riservato, che tanto questo partito, che voleva il buon accordo con la Spagna, quanto i cosidetti « politici », che tenevano fermo alle tradizioni di Enrico IV, desideravano il suo ingresso nel gabinetto.5 Le speranze dell’uno dovevano andare crudelmente deluse, quelle dell’altro venir soddisfatte in una misura che superò le più audaci aspettazioni. Rappresentante senza scrupoli di una machiavellica politica di forza, che non riconosceva le barriere del diritto e non rifuggiva nemmeno dai mezzi più rivoluzionari, Richelieu riprese i piani espansionisti di Enrico IV, mirando ad elevare la Francia all'ege-monia europea in luogo della casa d’Absburgo, nel ramo che regnava in Spagna e in quello tedesco che gli era solidale. Siccome però il cardinale aveva ancora da combattere per anni prima d’arrivare a concentrare in sua mano il potere e dominare tutte le difficoltà interne, il suo atteggiamento antiabsburgico 1 Vedi Hurter IX 306. 2 Cfr. sopra p. 71. 8 Cfr. Hanotaux in Rev. des Deux Mondes 1902, marzo 1. 4 Cfr. la presente Opera vol. XII. 347, 358, 362. 6 Cfr. Nabholz in Jahrbuch für Schweiz. Gesch. XXVI 21.