288 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo II. Richelieu vedeva molto a malincuore l’invio di un cardinale legato, mossa che egli attribuiva all’influsso degli Spaglinoli, Kgli temeva di cadere in sospetto presso i suoi alleati italiani e ancora più presso i suoi amici protestanti d’Inghilterra e di Germania.1 Nè meno era tormentato dalla preoccupazione che il partito rigidamente cattolico di Francia, già indignato per la politica estera senza scrupoli del cancelliere francese, nel quale prima aveva visto uno dei propri, venisse ancora potentemente rafforzato dalla comparsa di un legato papale. Quest’opposizione aveva messo in guardia contro le pericolose conseguenze di una guerra colla Spagna, servendosi di ogni mezzo, anche di manifesti. Il cardinale aveva dato loro in mano delle armi molto efficaci, non solo con l’appoggiare i confederati calvinisti contro i valtellinesi cattolici, ma anche alleandosi all’Olanda e all’Inghilterra e sostenendo il Mans-feld contro gli Absburgo, e infine protestando contro la deposizione del Palatino. Il grido, che si levava sempre più alto in Germania e in Spagna contro Richelieu, facente causa comune coi protestanti, e la sua politica che riusciva dappertutto a danneggiare la causa cattolica, trovava in Francia un’eco potente.2 In una confutazione del gennaio 1625 Richelieu, che faceva gran conto della pubblica opinione, cercò in particolare di giustificare il suo contegno nella questione valtellinese, dimostrando che le operazioni di Coeuvres erano imposte dall’onore e dal decoro della Francia, dall’interesse dello Stato, dal mantenimento dell’equilibrio europeo e dalla prospettiva di sicuro successo. Anche il Papa, si dice qui sofisticamente, deve avere a cuore il mantenimento dell’equilibrio, come gli altri Stati italiani. Perciò l’occupazione della Valtellina non doveva interpretarsi come un attacco contro di lui.3 Non è più possibile oggidì riprodurre gli argomenti addotti in difesa del suo maestro da padre Giuseppe nelle sue segrete trattative con Urbano Vili, perchè tutti gli atti riguardanti la sua missione vennero distrutti.4 Certo che padre Giuseppe non avra difettato di zelo, perchè era più francese che cattolico. L’odio che nutriva contro la Spagna e l’imperatore lo accecava talmente, che egli credeva di vedere nella distruzione degli Absburgo cattolici il preliminare all’attuazione per parte dei principi cristiani del suo progetto prediletto di una crociata contro i Turchi sotto la guida della Francia.5 Richelieu, a dir vero, non condivideva tali fantasticherie. Entrambi però erano d’accordo nel pensare che in vista 1 Cfr. Rott III 886. 1 Cfr. Nabholz in Jahrb. für Schweiz. Gesch. XXVI 28 s. 8 Vedi ivi 33 s. 4 Vedi Fagniez I 211. 5 Vedi ivi 213 s.