Carafa nunzio in Boemia. 213 il margravio di Jàgerndorf. « Siccome i politici come ultima ragione opponevano che in caso di una rivolta popolare non si era suffi-cen temente armati », Carafa propose di mandare a Praga una guarnigione, ciò che anche avvenne.1 (’osi il 13 dicembre, scomparso ogni pericolo di minaccie dal di fuori, si venne a Praga e in altre regie città alla pubblicazione di un editto di espulsione, il quale però non doveva avere il carattere della persecuzione religiosa, ma di un provvedimento politico. Tutti quei predicatori che il 20 maggio 1618 avevano letto dai pulpiti il documento di giustificazione della Dieta protestante di allora, che avevano spinto all’elezione del Palatino e contribuito alla sua incoronazione e fatto tutto ciò che doveva giovare a rinforzare e a diffondere la « maledetta confederazione », dovevano abbandonare la città di Praga entro tre e il paese entro otto giorni come perturbatori della pubblica quiete ed oltraggiatori della sovrana maestà.2 Circa trenta predicatori in Praga obbedirono a quest’ordine, sei tornarono al cattolicismo.3 Ma in secreto taluni predicatori di confessione luterana rimasero in paese e continuarono la loro predicazione. A due predicatori di nazionalità tedesca e di confessione boema in Praga contro le intenzioni imperiali e contro il tenore letterale dell’editto, l’ordine di espulsone non venne nemmeno comunicato. Si voleva con ciò usare riguardo al principe elettore di Sassonia. In altre città il decreto venne eseguito ancora meno completamente, in parte anche perchè nia ricavano i preti cattolici che occupassero tutte le parrocchie.1 Pino a tanto che Carafa non potè ottenere l’espulsione dei predicai ori, egli cercò almeno di favorire in altra maniera la restaurazione della vecchia religione. Poco dopo l’impiccagione dei più noti caporioni della rivolta che avevano gettato il regno fiorente in braccio a tutti gli orrori della guerra,5 «mentre ancora incornava su quasi tutta la Boemia il peso della colpa e nessuno credeva sicura la sua vita, l’imperatore per consiglio di Carafa fece ""'rere la notizia che egli era disposto a concedere il perdono, purché la parte maggiore del paese se ne voglia mostrare degna ». Quello che l’imperatore intendesse conseguire era con ciò detto ^»bastanza chiaro. « Sotto l’impressione della paura, riferisce ( irafa, molti corsero perciò a farsi istruire nella fede cattolica, e ‘Carafa, Belatione 241; Gomment. 135; Gindely 108. \ edi Lundorp, Ada pubi., II 555. 3 Cfr. Kollmann I 117. ' \edi Huber V 212 s. 1 Giudizio di K. A. Menzel (VII 42). Come ulteriore punizione della "'ulta era stata eseguita una estesissima confisca (li beni, sulla quale cfr. 'ix,3Ely IV 70 s.; Jahrb. für Gesch. des Protestantismus in Österreich VII 174 s.; ilCBER V 200 s.