117 no, fra le amarezze di questa mia vita io ne a-vea già fermato il fiero proposto ; quante volte t’ho abbandonato in pensiero! Ma strano destino d’amore che alle ripulse piìi e più s’accende, e la crudeltà l’irrita, l’affina, noi spegne! Più forte e possente della tua slealtà e sconoscenza fu l’amor che t’ho posto, fu la lunga consuetudine e l’abito, per cui quasi parte di mia esistenza sci fatta, ned ebbi cuor di lasciarti. Infida ed ingrata t’amo pur sempre, t’amo egualmente nè scintilla scemò del mio zelo. Ma ve’che alla fine l’istinto della propria conservazione in me all’amor non prevalga, poiché l’uomo d’amore e di lusinghiere paiole pur non si pasce; temi che alfine la mia costanza non manchi e non implori che l’infelice nodo alla perfine si sciolga. Oh! non mancherannoti vagheggiatori ed amanti; trarranno innanzi di nuovo gli antichi Mirmidoni rivali e ti stenderanno con ansia, con furore la mano. Misera ! conoscerai allora amore da amore, mi chiamerai forse ancora ma tardi, e alcuno dirà forse in suo cuore : povera Gazzetta ! Poiché appunto la mia infedele ha nome Gazzetta, nome antierotico ed antipatico, e clic per questo s’è serbato alla fine. (Libera traduzione dal sanscrilto). 7»