t;o Gregorio XV. 1621 1623. Capitolo I. suo in tutta confidenza innanzi a colui che era più vicino al suo cuore e comunicargli il succo delle sue esperienze fatte nella vita della Corte romana. Nello stesso tempo questi ammaestramenti confidenziali ci fanno gettare uno sguardo profondo nelPanimo di Gregorio, nei motivi che lo guidarono e nella concezione profondamente cristiana della vita, che lo animava. Già le sue prime parole sono per tal riguardo caratteristiche. Anzitutto Gregorio raccomanda al nepote, tutto preso dagli affari, di non perder di vista, nella ressa delle sue molteplici occupazioni e per riguardi politici, Iddio e la salute della propria anima. « Ti ricordiamo, anzi ti ammoniamo e ti scongiuriamo in primo luogo e avanti ogni cosa che il timore e l’amore di Dio ti siano la suprema saggezza politica, le norme di governo e i consiglieri più fidati ». Nella buona, come nella cattiva fortuna, si ha bisogno di sicuri punti d’appoggio; il timore e l’amore di Dio siano perciò le due stelle polari, alle quali il nepote deve tendere costante-niente lo sguardo, in mezzo al mare procelloso di questa miserabile vita, onde evitare il naufragio e giungere al porto della salute.1 Se affermare tale principio significava una rinunzia esplicita a quella politica laica che più o meno avevano praticata i papi della rinascenza; l’avvertimento che segue poi, importa una rinuncia ad una concezione troppo secolare dei maggiori uffici ecclesiastici. « Considera, è detto più avanti, che coll’elevazione ad un posto che è più alto e più onorifico di ogni altro, nasce per te anche il dovere di essere di guida, di modello e di edificazione per tutti.2 Tutti infatti hanno gli occhi fissi su noi, per giudicare severamente ogni nostra azione, pesare sulla bilancia ogni minima parola, scrutare avidamente i tuoi pensieri, le tue passioni e le tue inclinazioni ed imitare il tuo esempio. E se è indubitato che 10 stato del vescovo deve considerarsi più perfetto di quello del monaco, che con tre voti solenni si offre a Dio in sacrificio, perchè 11 vescovo abbisogna per il suo ufficio di perfezione più elevata e di più perfetto amore di Dio ed è posto in alto da Dio come luce e candelabro nella sua chiesa, quanto maggiormente sarai obbligato tu a precedere ogni altro colla luce di una vita pura, coll 'immacolata purezza dei costumi e collo splendore della virtù, tu che sei vescovo, arcivescovo, cardinale e ricoperto di sì numerosi uffici. Imprimiti bene in mente che tutto quanto viene da te deve suonare come parola di vita e alto ammonimento al popolo de’ suoi doveri. Poiché - dice testualmente il documento come fu steso dal Ludovisi - le virtù del prelato eminente, quale voi siete, devono 1 * Avvertimento n. 1; vedi Laemmek, sur Eirchengesch. 23. 2 * Avvertimento n. 3; vedi Laemmer loc. cit.