472 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo V. carattere difensivo per assumerne presto uno offensivo. Lo leghe, rilevò il papa, non garantiscono niente, poiché i loro membri agiscono solo secondo i propri interessi; alla Santa Sede esse hanno recato sempre danno. Le ragioni per le quali i cardinali all’inizio del mio governo, disse, sconsigliarono l’entrata in una lega proposta dalla Spagna, continuano ad esistere, e impongono un simile atteggiamento anche di fronte alla proposta francese.1 A piena ragione Urbano Vili resisteva tanto ai seducenti suggerimenti della Francia come alle intimazioni della Spagna, perchè solo mantenendo la sua posizione al di sopra dei partiti, poteva sperare di ristabilire la pace fra le potenze cattoliche. A ciò miravano i suoi sforzi tanto più ora che il corso degli avvenimenti guerreschi si svolgeva molto sfavorevolmente agli interessi cattolici. Uno dei motivi principali di ciò era il crescente contrasto fra Wallenstein e Massimiliano di Baviera, discordia che impediva il pieno spiegamento delle forze militari e politiche dei cattolici. Dopo che gli Svedesi, sotto Bernardo di Weimar e Horn, nell’aprile 1633 ebbero inondato per la seconda volta la Baviera, Massimiliano voleva a ragione che si concentrassero le forze nel teatro della guerra meridionale. Wallenstein invece era per la difensiva, cercava una decisione in Sassonia e Slesia e trattava coi principi elettori della Germania settentrionale, specialmente con Giovanni Giorgio di Sassonia. Quando poi giunse in aiuto dei Bavaresi un corpo di spedizione spagnuolo sotto il duca di Feria, governatore di Milano, si ottennero in Svezia e sul Beno superiori' notevoli successi. Ma questi andarono di nuovo tutti perduti, quando Bernardo di Weimar il 14 novembre 1633 conquistò Rat'-sbona.2 Nella piena consapevolezza dei pericoli che ne derivavano anche per l’Austria, Urbano Vili trasmise nel dicembre alla le?A e all’imperatore un sussidio di 550.000 talleri, e nel marzo 16.U approvò all’imperatore 250.000 scudi che dovevano essere raccolti coll’imporre una decima sui benefìci ecclesiastici d’Italia.3 ( 011 temporaneamente egli indisse un solenne giubileo per invocare \ edi la lettera di Fr. Barberini a Bielii del 22 ottobre 1633 in Lemav 583 'edl Riezler V 438 s„ 444 s., 448 s.; Dòberl I 554 s. Cfr. anche „•. ” f,INITZ’ 1)er Zu9 des Eerzogs von Feria nach Deutschland im Jahre 163->. Heidelberg 1882. 3 Vedi Leman 336, 347. Secondo la relazione di Bocci del 1° aprile iggenberg si espresse in suo confronto nei seguenti termini: « * I minisi« di Spagna si saranno honnai chiariti che non ha giovato loro il trattar i":1 ‘ termini violenti. Ho detto più volte al conte di Ognate et al mar- ciiese di Castagneda che in avvenire dovrebbono trattare con S. S1’ divisamente di quello che hanno fatto pel passato, tanto più che la Sli Sua non eva tolta cosa alcuna del suo al Re cattolico nè haveva fatta confedera-zione o dato aiuto al Re di Francia, e che sperava che per l’avvenire mutan bero modo di trattare». Nicoletti VI c. 1, Biblioteca Vaticana-