Documenti inediti e comunicazioni d’archivio. N. 57-60. 1050 importanza. Egli fu sempre tenuto per avversario degli Absburgo e amico dei Borboni e ve ne sono delle prove molteplici in altri archivi. Era dunque per me di grandissimo interesse l’accertarmi sul posto, cioè nell'Archivio Vaticano, quanto ci fosse di vero in quella fama d’ostilità, e quale ne sia stato l’influsso sui rapporti politici del Papa e specialmente sulla Controriforma cominciata dall suo predecessore nella Boemia e nell’Austria. Tutti questi problemi trovarono una risposta esauriente e in parte insospettata. Voglio premettere che io finora avevo creduto tutte le accuse mosse contro il Papa, ed ero persuaso che egli fosse stato in stretta alleanza eoi Francesi e nemico per principio degli Absburgo. Ma di fatto trovai soltanto ch’egli si oppose alla crescenza del dominio spagnuolo nell’ Italia, il che era di suo idi ritto come Papa e Italiano; e ia sua unione con la Francia non wa stata mai così stretta Ida desiderare una vittoria parziale dei protestanti per danneggiare gli Absburgo, come mi fiacevan credere le fonti negli archivi di Vienna e di Simancas. Non voleva mai del male all’imperatore benché disapprovasse la sua politica nella contesa mantovana e favorisse per ciò le pretese francesi. La guerra in Germania avendo presa una svolta sfavorevole all’imperatore, egli cercò di mettere d’accordo gli Absburgo e i Borbone, e dai primi, negli anni 1630-1634, non chiese ialtre concessioni che l’abbandono di Pinerolo e Moienvicq dagli ultimi; non volle dunque che i Paesi Bassi .spagnuoli e l’Alsazia cambiassero i loro sovrani. Fui sorpreso dal risultato delle mie ricerche, perchè datile notizie trovate a Simancas ero convinto che il Papa volesse procurare l’Alsa-zia ai Francesi e che appunto .a questo scopo si fosse opposto alle trattative per la pace di Praga, che fu in conseguenza- riprovata da lui anche (dopo. Sapeva però che di già nel 1634 i Francesi 'avevano gettati i loro sguardi avidi sull’Alsazia ». Sfortunatamente un tal giudizio d’un autorità competente come questa nella storia della Guerra dei Trent’anni, non li a trovato quell’eco che meritava come neanche le ricerche del Pjcever e dell’EHSES. Quasi tutti gli storici, anche cattolici, seguirono le idee del Banke fino-ai nostri giorni, accentuate poi dal Gregorovius. 1 Finalmente si trovarono fuori della Germania (due storici per rovesciare completamente il giudizio finora dominante su Urbano Vili, di cui la vita per molto-tempo non si era potuta scrivere con esattezza e imparzialità mancando il materiale autentico.2 I suddetti storici invece di fidarsi dei cronisti parziali, com’erano gli ambasciatori Veneziani, si servirono d’un materiale estesissimo di documenti per investigare il contegno d’Ur-b a no Vili durante la Guerra dei Trent'anni. e n’ebbero dei risultati del tutto opposti. Il primo, Bosiolo Quazza, investigatore instancabile del-l'Archivio Gonzaga, trattò in due volumi sulla questione della Val tei-lina, su i precedenti della Guerra di successione mantovana e sulla guerra stessa. Il secondo, Augusto Leman, l’egregio editore delle istruzioni per i Nunzi in Francia e in Fiandra, scrisse un volume di 600 pagine sui rapporti del Papa Barberini colla Francia e cogli Absburgo 1 Cfr. sopra p. 281, 419, 430, 435. 2 Hint. Jahrb. XT.T (1921) 328.