I Dialoghi del Galilei. 631 prannaturale lo si riconosceva errato. Gli amici romani pertanto non poterono che sconsigliare la stampa, sebbene il Ciampoli1 ne avesse letto addirittura al papa stesso qualche brano, che riscosse l'approvazione di lui.2 Il Galilei aveva lasciato giacere per tre anni interi il suo scritto sulla marea,3 allorché l’elevazione del Riccardi a Maestro del Sacro Palazzo gli ridette nuovo coraggio e lo decise al compimento del lavoro incominciato.4 Egli decise di darlo alle stampe in Roma stessa; il Castelli gli scrisse, essere sua opinione decisa che il Maestro del Sacro Palazzo non avrebbe frapposto alcun ostacolo. Per dissipare le ultime difficoltà il Galilei stesso venne a Roma nel 1630. Nella lotta che ora incomincia circa il permesso di stampa, il Riccardi fa una parte miserevole e nefasta. Dal momento ch’egli non era legislatore, ma semplice esecutore delle leggi papali, egli avrebbe dovuto posporre riguardi d’amicizia e la sua opinione particolare al suo dovere di ufficio e rifiutare decisamente la sua approvazione ai Dialoghi del Galilei. Egli invece oscilla irresoluto tra il suo obbligo e i riguardi allo scienziato famoso, all'inviato toscano imparentato con lui, ed alla corte granducale, die aveva gettato la sua parola nella bilancia a favore del nuovo libro. Sotto la pressione dell’altra parte egli indietreggia costantemente un passo dopo l’altro, anima cosi gli amici del Galilei nuove insistenze, sino a che alla fine egli si trova, terrorizzato, innanzi al malanno foggiato da sè medesimo, e il Galilei è precipitato nella sciagura.5 Il Riccardi commise il compito scabroso della revisione della nuova opera al suo confratello Visconti.6 Ben presto questi potè rinunciare al Galilei,7 che al Maestro del Sacro Palazzo il libro • ìw piaciuto, solo vi erano da aggiustare alcune piccolezze. In seduto, però, il Riccardi volle ancora rivedere il lavoro personal-"i ute; egli decise, che v’era ancora qualcos’altro da cambiare, e e ' fogli di stampa dovessero essergli sottoposti per la revisione, 1111 dette però effettivamente con queste condizioni il permesso Al Galilei il 28 dicembre 1625, ivi XIII 295. * Cfr. Müller 49-59. ^ H Galilei al Diodati in data 29 ottobre 1629, in Favaro XIV 49. , Il Castelli (al Galilei il 9 febbraio 1630, ivi XIV 77) disse al Riccardi, ^ralilei si era deciso allo scritto, «dopo che sua P. Kevma era stata 'l’Utiita nell’officio di Maestro di S. Palazzo, perchè era sicuro che non e>bero le cose sue passate e giudicate da ignoranti». Il Riccardi rispose ,h *«er tutto per il Galilei. , p1- il giudizio di L. Olsciiki, Galilei und seine Zeit, Halle 1927, 333. il u.. ^ er quanto segue cfr. gli atti del processo in Favaro XIX 325 ss. ed ' -M^ler 81 ss. ’ 11 16 giugno 1630, in Favaro XIX 120.