Le misure coattive per il ritorno alla fede.
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<1 quelito peso a condizione che si facesse cattolica. I cittadini \ cimerò invitati ad uno ad uno ad esprimersi. Quattro che rifilinomi «li passare alla religione cattolica, finirono in carcere e avrebbero dovuto pagare una multa di dieci talleri al giorno, ma tre ili essi si adattarono agli ordini di riforma.1
  Quest’applicazione di misure coattive, dalle quali l’imperatore in sul principio rifuggiva,2 ottenne su molti effetti favorevoli, ma indusse molti altri ad abbandonare il regno ».3 Molti emigrarono < miniente nella Sassonia e nelle città dell’impero.4 Siccome per <iu.-sti emigrati veniva meno così ogni speranza di conversione, l'applicazione della forza fece .si che «il male diventasse ancora priore ).5 Perciò a Vienna si pensò di prendere altre vie. Su proposta di ('arata, il 29 aprile 1626, vennero nominati commissari «lei Regno per la riforma il cardinale Harrach e il principe Liechten-
  ■	n affinchè si consultassero l’un l’altro e trovassero il metodo più mite per la riduzione del Regno ».“ All’introduzione di metodi più miti avevano contribuito anche le rimostranze fatte giungere i ■ rdiuando II dal principe elettore di Sassonia e dall’arcivescovo di Magonza. Essi dichiararono all’imperatore di non sentirsi urtati dal fatto stesso della riforma, ma dall’impiego dei soldati e dal-!'■ ¡'udizione del diritto di emigrare.7 I consiglieri imperiali, a propello di queste rimostranze, si espressero nel senso che indubbiamente spettava all’imperatore il diritto di riformazione come ad "¡ini altro principe dell’impero, che l’uso della forza non si poteva ••■‘eludere pregiudizialmente, che però non dovevano acquartierarsi l'iu di uno o due uomini per casa, e che i soldati dovevano essere tenuti in severa disciplina e non poter esigere che il loro sostentamento. Il termine per la conversione doveva durare almeno due mesi.* A ragione i due principi elettori s’erano lagnati che venisse i'eatu la proprietà dei profughi. Ciò contravveniva alla pace ‘-’iosa di Augusta; nell’agosto 1626 si permise quindi agli ’ ’ululanti di vendere i loro beni, sotto condizioni però che difficol-'•‘vano l'esodo.®
    '‘ Umidi, III 651; Gindely 290 r.
    : (»ixdelt 212, 293.
     'RIFA, Jielatione 254.
    ‘ ' 'Rafa, Comrnmt. 219.
Il	l Loesche, Oesch. der bóhmiachen Fxulanten in Saxen, Vienna 1923; ’ f'tachrift CXXX 508 s.
    u: Commetti. 219: « Sic periit exspectatus fructus ammantili auctum-
 1	1 uni alibi non facile superandum.
     'Rv a. Jielatione 254 (acciò consultassero e trovassero modo più dolce la jeduttione); Decreta 97-99.
    ‘U-uter X 164; KrOss 193 s.
     Ivròss 194 s.
     M ir- lilTTER III 217 s.
Pì-5Tor, storia dei Papi, XIII.
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