I grandi musicisti dei tempi di Urbano Vili. 603 tieava mai più quell’impressione; in pochi brani musicali è espresso con ugual forza un dolore profondissimo, ma insieme trasfigurante e santificante l’anima.1 La proibizione di prenderne copia circondò il pezzo di un incanto speciale; Mozart fu il primo a trascriverlo dopo un’audizione ed a pubblicarlo nel 1771. Un altro maestro postpalestriniano notevole, Agostino Agazzini, fu dal 1636 in poi maestro di cappella della basilica Latera-nense, donde passò a S. Lorenzo in Damaso. Lo stesso posto aveva occupato in S. Maria Maggiore fino al 1629 Domenico Allegri. Nella chiesa di S. Pietro fu organista il celebre accademico virtuoso, Girolamo Frescobaldi, che esercitò attraverso i suoi scolari Froberger e Kapsberger una influenza decisiva sulla tecnica della musica istrumentale tedesca.2 Un altro musicista ancora di quel tempo giunse a grande celebrità: Paolo Agostini, dal 1629 maestro di cappella nella chiesa di S. Pietro, ma già morto nel 1630. Si racconta che Urbano Vili si soffermasse ad ascoltare in mezzo alla basilica del Principe degli Apostoli, mentre l’Agostini ne empiva gli spazi enormi con le battute di una messa a quarantotto voci, e che alla fine s’inchinasse, ammirando, innanzi al maestro. Questo accumulamento di mezzi forma un parallelo alle poderose splendide chiese ed agli affreschi colossali dell’arte barocca.3 Avendo poi desiderio che « la salmodia della Chiesa militante, come figlia dell’imnodia celeste, perpetuamente risonante innanzi al trono di Dio, divenga altresì più simile a questa e non distolga fon nessun difetto gli animi oranti da Dio e dalle cose divine »,4 libano Vili fece riprendere nel 1629 la riforma del Breviario. Egli istituì a questo scopo una Congregazione particolare. Ne fu nominato presidente il cardinale Caetani, segretario il vescovo di Assisi, Tegrimio Tegrimi. Nella commissione il papa chiamò inoltre il referendario delle due Segnature, Girolamo Lanuvio, ed una quantità di dotti religiosi, come l’agostiniano Fortunato Scachi, '1 domenicano Niccolò Riccardi, l’abate cisterciense Ilarione Ran-!'l*-i, 1 oratoriano Iacopo Volponi, il francescano Luca Wadding, l* lja'riiabita Bartolomeo Cavanti ed il gesuita Terenzio Alciati, ‘ ' edi Ambros IV 92 s. jy 99 s., 435 s. Cfr. Cametti, G. Frescobaldi, nella Riv. music. hi;.,, ' ^’ Borra, Bernini 42 s. Opere scelte del Frescobaldi sono state ripub-, dallo IIaberl (1889). fra .,r e<^ AmbROS IV 105-106, il quale osserva: «La chiesa di S. Pietro fra a /U° ^ ^uog° adatto. Se si vuole ammettere l’analogia spesso rilevata (iuel ' ^ ,architettura, si potrà dire, che questa musica è come musica ' V 1 C^esa di S. Pietro è come edificio ». ^izio 1 ^ostit'uzioue Divinam psalmodiam, del 25 gennaio 1631 (è nelle °U1 del Breviario, ma manca nel Bullarium Taur.).