Mary Ward, la fondatrice delle Damigelle Inglesi. 617 fond:i! rice, a Liegi, Colonia e Treviri esortò con successo alla ripresi! della vita claustrale. A questo punto Carafa procedette; riferì a Roma, inviò colà la lettera di Maria, e propose che la nuova società venisse sciolta dappertutto, la fondatrice imprigionata perchè causa dell’inobbedienza, e che una Bolla papale pronunciasse la soppressione perpetua. Nell’interrogatorio, alle Sorelle erano scappate certe asserzioni che parvero sospette; la Propaganda trasmise la lettera di Maria e la decisione sul tutto all’inquisizione. Il Carafa ora ricevette l’incarico di far imprigionare nello stesso giorno Mary Ward e Wenefrid Wigmore. Ambedue furono arrestate il 7 febbraio 1630: Maria a Monaco, Wenefrid Wigmore a Liegi.1 Maria fu tenuta prigione nel convento delle Clarisse a Monaco; per mi zzo delle sue consorelle essa si rivolse al papa, che non sapeva nulla dell’arresto, e ordinò immediatamente che venisse posta in libertà. Portata a casa nella carrozza del’Elettrice, essa venne a cuyiiizione ben presto della Bolla,2 con cui Urbano Vili sopprimeva la comunità delle Gesuitesse. In essa Bolla la fondazione di Maria viene biasimata, perchè la Ward aveva assunto ogni elemento essenziale degli Ordini religiosi senza permesso del papa, compresa anche una generalessa, delle rettrici e delle visitatrici; perchè non aveva clausura e voleva esercitare una specie di cura delle anime 'li casa in casa, ciò che non era adatto per donne e fanciulle e per >1 ohe esse non avevano le conoscenze necessarie. Questi due ultimi punti erano stati indicati anche dal Carafa come decisivi nelle condanne precedenti.3 Invece, nè dalla Bolla nè dal Carafa 'cnivano condannati i tentativi d’istruzione femminile. Mary " ar(l vide immediatamente, che in tal modo le era dischiusa una porta, per salvare la sua creazione almeno quale comunità inse-iriiaate. Per verità, la Bolla proibiva alle ex-Gesuitesse la vita 111 conume; ma questo ostacolo poteva ben essere eliminato dal Maria quindi tornò ancora a Roma nel 1632, e fu ricevuta 11 nuovo benevolmente da Urbano Vili. Il papa stesso la tran-circa l’accusa di eresia, che aveva avuto una parte nel suo '‘Moiuionamento, e concesse che Wenefrid Wigmore ed alcune ' ' sue compagne venissero a Roma e fondassero ivi uno stabi-lm|,nto sotto la protezione papale.4 Il processo intentato dall’In-n’Mzione contro le Gesuitesse finì colla dichiarazione, ch’esse 0 * erano, nè erano state colpevoli di una mancanza contro la S .. J“"° ‘1 »UO SS-, 4Z». segretario dell’inquisizione al Carafa, ivi 401 s.; Grisar 150. t ,V1 147; Gixzex. 57-59. , 13 gennaio 163i, in Ginzbl 187-193. eculiariter vero, cum urbes atque provincias adire, interdum in aetatis