924 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo XII. e Galilei.1 Molte opere a stampa portano postille autografe del Tasso.2 Tesori preziosi sono la raccolta degli schizzi del Sangallo,5 una Poliglotta del secolo xiii-xiv, il Pentateuco Samaritano, una Bibbia francese della fine del secolo xhi con miniature, un esemplare della Bibbia dalle 42 linee ed una edizione in pergamena dell’Orlando Furioso del 1532. La biblioteca fu resa accessibile al pubblico e vi fu posto un custode speciale.4 Bibliotecario della Barberiniana divenne nel 1636 uno dei più eminenti teologi, studiosi di antichità e critici di quel tempo, Luca Holste, od Holste-nius, come s’intitolava egli stesso.5 Nato nel 1596 ad Amburgo da un tintore, egli era entrato già da studente all’Università di Leida in rapporto con filologi d’importanza come Giovanni Meur-sio, Daniele Heinsio e Filippo Cluverio, ed aveva quindi visitato insieme coll’ultimo nel 1618 l’Italia. Nel 1622 egli fu in Inghilterra, dove usufruì delle biblioteche di Oxford e di Londra nell’interesse dei suoi amici olandesi e per la collezione da lui medesimo ideata dei geografi greci. Nel 1624 andò a Parigi, ove, attratto dagli stessi ideali di Agostino, entrò nella chiesa cattolica.' Quale bibliotecario del presidente della Corte suprema di giustizia, Enrico des Mesmes, egli entrò in contatto con i più eminenti bibliofili e dotti francesi. Strinse amicizia intima col bibliotecario del re, Nicola Rigault, con Gabriele Naudé, che più tardi creò la Biblioteca del Mazzarino, col gesuita Sismondo, con i bibliotecari Pietro e Giacomo Du Puy e col consigliere del parlamento Nicola Claudio 1 Barb. Cod. lai. 6479-81 loc. cit. 2 Cfr. Solerti III 183 s. 3 Pubblicati dallo Hülsen. ' Vedi Totti 273. Sul prestito di un manoscritto a Parigi, vedi la pubblicazione, citata sotto p. 927, n. 1, di Tamizey de Larroche p. 37; ivi 40 s. e 49 s. sull’invio di opere francesi per la biblioteca del cardinale. s Vedi [Wilkens], Leben L. Holstenii, Amburgo 1723; Rass V 186 s.; Bursian nell’Mg. Deutschen Biogr. XII 776; F. Wagner nella Zeitsehr. für Hamb. Gesch. XI (1903) 395 s.; Friedensburg ivi XII (1908) 95 s. Cfr. anche Palmieri nello Spicil. Vat. I 263 s.; Gabrieli 204. Sul materiale letterario lasciato dallo Holstenio vedi Zentralblatt für Bibliothekswesen XII 441 s., XIII 186, XIX 321 s. Non ancora sfruttato per lo Holstenio è 1’Archi vio di famiglia dei Barberini, rimasto in proprietà della casa. 6 In una lettera, pubblicata dal Friedensburg (loc. cit.), a suo nepote Pietro Lambecio (1646) lo Holstenio si diffonde sui motivi del suo passaggio al cattolicismo. Secondo questa testimonianza il cambiamento di convinzioni accadde già nel 1620, vale a dire nel periodo di Leida, con il che perde completamente e definitivamente la base l’interpretazione attribuente il passo dello Holstenio ad incitamento del circolo di amici parigino o forsanche addirittura alle relazioni, allacciate solo tanto più tardi, coll’Italia e la Curia romana (loc. cit. 103). Così pure la supposizione, che lo Holstenio cangiasse fede per essergli sfuggito un posto da lui sperato nella sua città natale, perde valore per la prova aidotta dal Friedensburg, che detta città cercò di averlo per un posto di segretario in un tempo, in cui egli dovette rifiutare l’offerta a causa della sua conversione.