58 Gregorio XV. 1621-1623. Capitolo I. scrive di lui un osservatore cosi acuto come Antonio Posse vino. Di lui, egli dice, si possono lamentare soltanto coloro che avevano sperato di salire ai più alti onori, perchè una volta avevano fatto fuggevolmente la sua conoscenza. Il cardinale compensa chi veramente lo merita, ma dei vanitosi non si cura.1 Gli attacchi contro il Ludovisi e gli altri nepoti si accompagnavano spesso con attacchi alla persona del pontefice che veniva descritto come una nullità. Antonio Possevino considera tali pasquinate come indegni prodotti d’idioti. Gregorio XV, egli dice, è un papa oltremodo pio e la bontà dei suoi sentimenti è riconosciuta jjerfino da coloro che non gli sono favorevoli.2 Il Cardinal nepote più giovane e più svelto è senza raffronto più in vista del papa, ma ciò dipende dal fatto che Gregorio XV è indebolito per l’età e per gli acciacchi.3 Questa circostanza però, tanto nei ricordati libelli che altrove, veniva terribilmente esagerata. Ogni sospiro del papa - riferisce già il Possevino nel 1621 -viene in questa Roma, così bramosa di novità, interpretato come prodromo d’una sua morte imminente.4 Quando risultò che tali aspettative erano troppo anticipate, i nemici del papa cominciarono a dire ch’egli era mentalmente irresponsabile e che il senthal alla Biblioteca civica di Trento, ove è custodito come cod. 2878. 1 Vedi la * Relazione di A. Possevino del 28 maggio 1621, Archivio Gonzaga in Mantova. 2 Vedi in Appendice n. 3 la * Relazione di F. Possevino del 16 luglio 1621, ivi. Un * Avviso del 4 settembre 1621 riferisce di un editto emanato il giorno antecedente contro gli autori, i copiatori e spacciatori di « libelli famosi infamatori » ( Urb. 1090, Biblioteca Vaticana). Quanto fossero ingiusti gli attacchi risulta dall’affermazione del tutto infondata che in Roma non si provvedesse sullìcientemente per i poveri; senza le previdenze granarie di Paolo V il popolo sarebbe morto di fame; vedi Studi e docum., XXII 207 3. Per provvedere Roma di grano, il papa fece quanto potè. Il 10 ìiDvembre « un’altra volta il 22 dicembre 1621* egli scrisse per far venire grano dalla Sicilia a « Philibertus, ducis Sabaudiae fìlius ». (Brevia, Arni. XLV 22, Archivio segreto pontificio). Nell’anno seguente vennero spediti due altri Brevi su questo al « Prorex Siciliae », in data giugno 8 e dicembre 1 (ivi XLV 24). Anche un * Avviso del 28 ottobre 1621 narra che il papa ha spesi molti danari per provvedere Roma di grano; per provvederne anche lo stato pontificio ne fa ora venire anche dal Piemonte. Urb. 1090, Biblioteca Vaticana. 3 Così un * A vviso del 12 febbraio 1622 parla della poiagra di Gregorio XV. Un del 9 aprile 1622 dice che il papa è ammalato da otto giorni, soffre di difficoltà d’urina, di febbre e di vomiti. Un * Avviso del 30 luglio 1622 narra che il papa è molestato da « dolori di fianchi e inappetenza »; che tuttavia riceve gli ambasciatori; « la notte muta stanza e letto e sta molto fastidioso e malinconico ». Urb. 1091, 1092, Biblioteca Vaticana. 4 Vedi la * Relazione dol 28 maggio 1621, Archivio Gonzaga in Mantova.