648 Urbano Vili. 1632-1644. Capitolo VII. iscritto alla sua influenza che dal pulpito venisse sostenuta pubblicamente la tesi, esserci obbligo sotto colpa grave di ascoltare la messa della domenica nella chiesa parrocchiale, ciò che poi trascinò l’arcivescovo in una disputa rincrescevole con i Gesuiti. Il Du Yergier utilizzò anche altrimenti il prestigio conferitogli presso il popolo dal suo rigor di vita, per agire contro i Gesuiti ed a prò della dottrina della grazia del suo amico. Faceva impressione, che i suoi discepoli rinunciassero ad ogni genere di pompa esteriore; nell’opinione dell’arcivescovo, poi, egli salì così in alto, che questi gli dette nel 1620 la sua carica di abate commendatario dell’abbazia benedettina di St. Cyran. Da allora in poi il Du Vergier compare con il nome, sotto cui è divenuto famoso: abate di St. Cyran. Dal 1621 il St. Cyran prese dimora stabile in Parigi. Prima di trasferirsi colà egli visitò tuttavia ancora una volta il suo amico a Lovanio e lo accompagnò in un viaggio. Dopo questa visita le lettere di Giansenio a St. Cyran assumono una fisionomia del tutto nuova: esse portano un’impronta di mistero. Egli mette d’ora in poi in cifra le sue comunicazioni: di se medesimo, di St. Cyran, di S. Agostino, dei Gesuiti non si parla più che sotto pseudonimi. Con frasi misteriose egli parla di radici che sono scoperte, di alberi che debbono sorgerne, di una casa che viene costruita, di una nave che viene armata, di persone e di associazioni, delle quali si deve ottenere la collaborazione. L’insieme di questi sforzi è designato, nel suo linguaggio segreto con « Pilmot », « Cumar », « Comir ». Sono evidentemente nomi per il piano di riforma disegnato da Giansenio e St-Cyran, e che certo venne discusso più particolarmente nei convegni dei due nel 1621, come in un altro a Péronne del 1° maggio 1623.1 Per Giansenio in particolare «Pilmot » significava il lavoro alla sua grande opera sulla dottrina della grazia in S. Agostino, a cui si dedicava con tutto il suo ardore, tanto che volentierissimo avrebbe rinunciato del tutto alla stessa cattedra.2 Solo il suo odio 1 Ste.-Beuve I 296 s. Nel 1654 il regio avvocato Filleau pubblicò una relazione sopra un preteso convegno di Giansenio e St. Cyran con quattro altri, i quali nella Certosa di Bourgfontaine nel 1621 avrebbero disegnato i piano di preparare ¡’introduzione del deismo, alienando i fedeli dai sacramene1 con esigenze esagerate, rendendo spregevoli gli Ordini religiosi, seminanti0 sfiducia verso la Santa Sede, ecc. Allorché nel sec. xvm il Giansenismo divenni veramente per molti il ponte di passaggio al deismo, il gesuita Sauvage pen*<> (li poter dimostrare, in base a tali effetti del Giansenismo, la realtà del «P10' getto di Bourgfontaine ». La riunione del 1621 può essere avvenuta, il disegno d’introduzione del deismo è indimostrabile e inverosimile. Vedi • Relation juridique sur les affaires du Jansénisme (1654); [Sauvage], La ïm '1 du Projet de Bourg fontaine démontrée par exécution, Parigi 1755, Cfr. B. JbN1, MANN, Dissertationes selectae in hist. eccl. Vil, Batisboua 1887, 227 ss, 2 Lettere 7 ed 8 (cfr, sopra p. 646 n. 2).