Dottrina di St. Cyran su la Penitenza e la Comunione. 659 Dio che agli uomini, ma che ora si trova in uno stato di costrizione estrema: essa va a confessarsi con tremore e terrore, per la paura di non essere sufficientemente preparata, e dopo la confessione dei peccati abbandona il confessionale, perche non osa ricevere l’assoluzione.1 Un’altra monaca scrive tre mesi più tardi2 della pena indicibile che prova ogni volta che deve fare la comunione, perchè non sa se abbia anche fatto la penitenza necessaria, secondo la dottrina del confessore, per riacquistare la grazia perduta. La nuova abbadessa Agnese Arnauld credeva di essere di cuore indurito, perchè non sentiva nessun pentimento e non provava neppure mortificazione ad esser privata dei sacramenti.3 Più tardi essa- scrive,4 che il suo spirito si confonde alla proposta di comunicarsi fattale da St. Cyran. Il Sacramento dell’altare gli ■ divenuto, per la privazione del medesimo, terribile; essa non può concepire di esser chiamata a una tale comunione divina; voglia il direttore spirituale concederle ancora una dilazione di un trimestre per aver tempo a far penitenza. La stessa Angelica rimase una volta cinque mesi senza comunione; avvenne anche ch’essa 'i astenesse dal Sacramento perfino in una Pasqua.5 St. Cyran ha osato rivelare solo a poco a poco anche di fronte ad amici fidati le concezioni sulla penitenza e la remissione dei peccati da cui era dominato nella sua singolare direzione delle ■mime. Secondo lui i sacramenti della cresima e della ordinazione sacerdotale hanno esattamente altrettanta capacità di cancellare 1 peccati quanto il battesimo; l'Eucarestia ne possiede di più el>e il sacramento della penitenza. L’assoluzione del sacerdote, cioè, sconcio lui, non rimette i peccati, ma semplicemente dichiara, ' hessi sono già stati rimessi precedentemente; essa pertanto è 'alida solo, se chi si confessa ha già l’amore perfetto di Dio. Le parole in contrario del concilio di Trento, o sono da spiegare altrimenti, o si deve dire che quel concilio ha errato in questo punto; m "enerale l’assemblea tridentina non è un concilio vero, perchè ll0n tenuta al modo degli antichi concilii. È il vescovo di Lan--U‘s, Sebastiano Zamet, ad esporre in questa guisa le opinioni di '■* vran;6 altri testimoni concordano con tale esposizione. In un 1 Lettera del 3 marzo 1634, in Kapin 274, il quale però l’attribuisce erro-dll|ente ad Agnese, che allora era a Bigione. ' kapin 279. ' ivi. ' Il 7 maggio 1638. ivi 280. , y" Carnet presso il Prunel 266. ,,m jarU(;t in Prunel 266. Il memoriale dello Zamet divenne pubblico !(,j ,'° ,sua volontà. Una confutazione di esso è tentata dalla Apologie pour Un;‘-Tíew Vtàbé de St. Cyran (senza luogo di stampa, 1644), composta (col sono dall’Arnauld (Œuvres XXIX 173-390). Ma le accuse dello Zainel. infermate da altri testimoni. Alla giustificazione di St. Cyran doveva