Il papa disapprova la pace di Praga. 485 L'imperatore Ferdinando II, di fronte alle rimostranze del Baglioni, si richiamò alla sua volontà di non prendere alcuna risoluzione della quale non potesse assumere la responsabilità dinanzi a Dio. Vivamente amareggiato per l’invasione dei Francesi nella Valtellina. egli lamentò che tutte le tendenze della Francia mirassero alla rovina della Casa d’Austria, che era stata sempre rigidamente cattolica. Come aveva fatto nei suoi paesi ereditari, egli avrebbe cacciato volentieri i protestanti anche da tutto l’impero, ma ne era impedito dal re di Francia, protettore degli eretici. La teologia dei Francesi, egli disse, non la capisco, e il contegno di Riche-lieu è in parecchi riguardi uno scandalo.1 Baglioni ricevette la notizia della conclusione della pace di Praga a mezzo del principe vescovo di Vienna Wolfradt, il quale ne fece dare l’annuncio dai pergami e s’astenne dal celebrare un Te Deum solo per le proteste del nunzio.2 Baglioni si risentì anche molto del contegno di P. Valeriano, che in suo confronto si vantava della parte avuta nella pace, celebrandola- come santa, gloriosa e duratura.3 Più prudente fu l’ambasciatore imperiale a Roma, principe Bozzolo, che in un’udienza straordinaria consegnò al papa una lettera imperiale e gli diede comunicazione della pace che il suo sovrano aveva dovuto concludere per forza, e dalla quale sperava l’avviamento ad una pace universale. In tale occasione Bozzolo descrisse i vantaggi che il trattato conteneva per i cattolici, ma passò sotto silenzio i vantaggi molto maggiori dei protestanti. Il papa rispose •li dolersi che l’imperatore non avesse ottenuto di più per i cattolici; ch’egli non poteva approvare la pace, poiché aveva sempre disapprovato tutti i trattati coi protestanti e recentissimamente 1 aveva fatto anche di fronte alla Francia.4 Molto moderate furono anche le rimostranze che in base alle istruzioni del segretario di L’Imperatore esagerò contro i Francesi per essere di nuovo calati nelln Valtellina e perchè non nodriano altro pensiero che di abbassare la casa 1 -^U8tria, la quale pure si sapeva che sempre era stata devotissima verso la 1 UKme cattolica, e ciò che haveva fatto per discacciare gli heretici da suoi 't.iM liereditarii, e lo stesso farebbe da tutto l’imperio, se non fosse divertito 1 il He di Francia che teneva protettione di heretici, e poi disse queste precise parole: Che la Mtà Sua non sapeva come caminasse questa teologia de’ Fran-11M e particolarmente restava scandalizzato dal card. Richelieu, dicendo con "rau sentimento che ella sapeva che in Francia sino al Laetare si erano fatte ste e 1 ultima era stata fatta dal medesimo Richelieu, e altre cose simili». ul j * Relazione di Baglioni in Nicoletti VI c. 10, loc. cit. Vedi le * Relazioni di Baglioni del 2 e 9 giugno 1635, loc. cit. J edi la * Relazione di Baglioni del 7 luglio 1635, loc. cit. «Noi non possiamo se non condolerci che S. M. Ces. non habbia po- 0 avvantaggiar maggiormente la religione cattolica, ma non possiamo 1 provar tal pace, come sempre habbiamo disapprovato le allegationi de’ j V" ’P> cattolici con gli heretici, et ultimamente pure il Nuntio in Francia '■i parlato liberamente al Re et a suoi ministri». Lettera di Fr. Barberini a Jg ioni del 23 giugno 1635 in Nicoletti, loc. cit.