664 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. eccitazione, come la questione intera medesima, siano quasi incomprensibili per tutti coloro che non vivono nelle idee cristiane e non sono da esse penetrati. Non si 'può fare a meno, perciò, di una lieve introduzione. Dall’essenza dell’uomo, dalla spiritualità della sua facoltà superiore di conoscenza e di aspirazioni, deriva, che lo scopo suo può essere soltanto il possesso di Dio nella conoscenza e nell’amore; esigenza della natura è, che solo nel possesso della verità infinita e del bene infinito, intelligenza e volontà possono trovare la loro piena soddisfazione e la pace. Ma Dio non volle, secondo la dottrina cristiana, lasciare l’uomo nel semplice stato naturale; semplice servo di Dio per natura, egli fu destinato ad essere un figlio di Dio. Mediante il battesimo viene infusa nella sua anima la cosidetta grazia santificante, che gl’innesta per così dire quasi una nuova spiritualità, una partecipazione misteriosa alla natura divina medesima, con una certa somiglianza ad una pianta selvatica nobilitata da un ramo coltivato; e appunto per questa partecipazione alla natura di Dio, la quale è qualche cosa di sì elevato, che l’intelletto da sè non può arrivarne neppure a conoscere la possibilità, l’uomo diviene figlio adottivo di Dio. E come in tal guisa la spiritualità dell’anima viene nobilitata dalla grazia della affiliazione, così lo è il suo intelletto mercè una capacità più alta di conoscenza, e la virtù infusa della fede, nonché la sua volontà mercè la virtù soprannaturale dell’amor di Dio. A ciò poi si connettono, come dotazioni ulteriori, le virtù soprannaturali, al cui esercizio l’uomo agisce quale figlio di Dio e si merita la beatitudine eterna nel possesso di Dio. iiell’esercizio di queste virtù, e in genere in ogni attività soprannaturale, l’uomo non è però così indipendente come nell’uso delle sue capacità naturali. Gli occorre per quello la cosi-detta assistenza della grazia, vale a dire una illuminazione dell’intelligenza ed un eccitamento della volontà che per 1°10 natura sono soprannaturali e provengono da Dio, sebbene non occorra che per la percezione si distinguano dai pensieri e diti moti di volontà di origine naturale. Ora l’esperienza dice, c e talora si resiste agli eccitamenti della grazia per seguire stioni di specie inferiore, talora anche si segue l’appello dt grazia e si respingono gli allettamenti della natura inferiore. Sol?1-quindi la domanda, se ha il suo fondamento nella natura della grazia il fatto, che talora la si segue, e cioè la grazia è cace, talora la si respinge, e cioè essa rimane una grazia semp cernente sufficiente. irl Ora la dottrina della grazia e specialmente il rappoir° ^ grazia e libertà, e fra la natura e la sovranatura, è il sogget o, cui trattano i tre volumi in folio di Giansenio. Égli vuole esl,0^| il rapporto fra natura e grazia così nello stato originali"