612 Urbano VIII. 1623-1644. Capitolo VII. legio Romano, e coltivata ancora per lungo tempo in seguito amorosamente, fu adoperata da lui, fra l’altro, in una poesia encomiastica di uno scritto ascetico del cardinale gesuita Bellarmino, di cui egli fece anche altre esaltazioni poetiche, come pure di Carlo Borromeo e del cardinale Nobili.1 Il tentativo della inglese Mary Ward di fondare una comunità religiosa femminile sul tipo dell’Ordine gesuitico costrinse Urbano VITI ad esaminare più da vicino in qual misura potesse concedersi alle associazioni religiose femminili, nonostante le rigorose leggi ecclesiastiche circa l’isolamento dal mondo degli Ordini femminili, un’attività a pro del prossimo nella cura dei malati e nell’insegnamento. Secondo il piano di Mary Ward si dovevano adottare lo scopo e l’organizzazione della Compagnia di Gesù: lo scopo, originariamente non soltanto l’insegnamento, fin dove era possibile per non preti e per donne; l’organizzazione, col mettere la direzione della nuova comunità totalmente in mano di una Superiora generale, che, indipendente dai vescovi e soggetta unicamente al papa, avrebbe dovuto distribuire gli uffici e potuto, a suo piacimento, trasferire le persone da una casa in un’altra. La libertà dalla clausura stretta e dal Coro, e la rinunzia ad un vestito religioso particolare, erano senz’altro presupposti in questa nuova creazione.2 Nè la nascita, nè l’educazione di Mary Ward erano stati affatto tali da inclinarla a qualsiasi idea innovatrice. Essa nacque da una nobile famiglia di confessori religiosi nello Yorkshire; sulla sua educazione aveva avuto influenza sopratutto la nonna piissima, che per la fede aveva languito in carcere quattordici anni. Allorché, a 21 anni, nel 1606, essa andò a Saint Omer per entrare in un chiostro, non pensava ancora a null’altro che a una rinuncia al mondo la più completa possibile e ad un rigore estremo '1' dimicarent.. . . Fuerunt orbi christiano suscepti ab eo pro fide cattolica labori maxime salutares . . . Suscepit illa quidem (la Chiesa) plures a b. Ignatio. qui fuerunt ei clypeus, quo parta tueretur; b. vero Xaverius datus est. “ esset gladius, quo novis ancia victoriis christiani fìnes imperii longe la protenderent » La canonizzazione ecc. 41 s. 1 Carmina, Dilingae 1640; carm. 84 e 158, p. 208, 260. 2 Cfr. M. C. E. Chambers, The Life of Mary Ward., ed. by H. J- '' ridge, 2 voli., Londra, 1882; Mother M. Salome, Mary Ward, Londra • H. Riesce, Maria Ward, Innsbruck 1922; Heimbuciier III2 364 s.; « o Grisar nelle Stimmen der Zeit CXIII (1927), 34-51, 131-150. La Benedetto XIV del 30 aprile 1749 colla proibizione, tolta da Pio - Signorine inglesi di chiamare M. Ward loro fondatrice, contiene molti^ ^ ed errori; vedi Grisar, loc. cit., 34 s.; Coleridge in Chambers II - . •> i * 11' i f c fl E desiderabile che gli atti dei processi di Mary Ward, giacenti neu a y. vio dell’Inquisizione romana, siano resi finalmente a