938 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo XII. si trovassero traccie di altre sepolture, e inoltre, che il sepolcro di S. Pietro poteva esser danneggiato dagli scavi. Confutate queste obbiezioni i lavori s’iniziarono dapprima all’angolo sud-est dell’altare.1 Qui si urtò subito in sarcofagi e sepolcri di pagani e di cristiani. L’11 luglio l’Alemanni ammalò e morì il 14. Altri casi di morte, fra cui quello del cappellano segreto del papa, Franz Schiuder, infine una malattia di Urbano stesso fecero nascere in Roma il timore, che tutto ciò fosse una punizione per l’audacia di aver posto le mani sulle vicinanze del sepolcro di Pietro. Si ricordò in proposito un passo di una lettera di Gregorio Magno sopra uno scavo alla tomba di S. Paolo. I cardinali della Congregazione della Fabbrica di S. Pietro si espressero quindi il 16 luglio contro la continuazione dei lavori.2 Nelle condizioni di allora della scienza archeologica aveva anche suscitato grande scalpore la scoperta di sepolcri pagani nelle vicinanze immediate della tomba di Pietro. Un parere, tuttavia, dell’oratoriano Severano eliminò le perplessità derivatene, che erano completamente infondate, poiché non solo alle catacombe di S. Agnese e di S. Callisto ed altrove si trovano sepolcri pagani nelle immediate vicinanze, ma a S. Paolo stesso nel 1850 si urtò in un colombario pagano immediatamente presso il sepolcro dell’apostolo.3 Dissipati anche i timori per le morti improvvise, Urbano Vili comandò di proseguire i lavori di fondazione; ma prese le misure di precauzione più scrupolose a fin di prevenire qualsiasi profanazione e di assicurare la precisa registrazione e conservazione di quel che si trovava. Giovanni Battista Nardone, notaio del Campidoglio, ebbe l’incarico di far di tutto atto notarile, e il pittore Giovanni Battista Calandra dovette disegnare ogni ritrovato notevole.4 Per stabilire fondamenta sicure vennero scavate per le quattro colomie d’angolo del baldacchino a cupola altrettante fosse, cia- 1 Vi sono in proposito parecchie relazioni. Una, del canonico Ubaldi, redatta in italiano, fu pubblicata non molto correttamente dall’Armellini nella rivista II Corrispondente del Clero 1882 e quindi ancora nella sua opera Chiese di Roma1 (1891) 697 s.; una seconda, latina, mancante purtroppo del principio. è stata utilizzata dal De Waal nella Ròm. Quartalschr. I 1 s. Cfr. anche D’Achille, 1 sepolcri dei Romani Pontefici, Roma 1867. 28 s. Un nuovo ed accurato esame di queste relazioni è stato fatto dal Lietzmann (l’etrus unii Paulus in Rom [1915] 140 s.). Cfr. Cecchelli 11 s. Sul parere dell’Alemanni cfr. G. Wilpert, La tomba di S. Pietro, Roma 1922, 22. 2 Vedi il passo del * Diarium del segretario Lauro (Cod. T. 3. 10, p. 10o della Biblioteca Angelica in Roma) presso De Waal, loc. cit. 4. 3 Vedi De Waal, loc. cit. 16; Stevenson nel Nuovo Bull, crist. 189.. 319. Cfr. De Rossi, Inscript. christ. II 1, 349. 4 Vedi la relazione in Armellini 706. 1 disegni del Calandra, purtroppo-non sono stati ancora trovati; forse giacciono nell’ancora insufficientemente esplorato archivio della Fabbrica di S. Pietro. Sul Calandra cfr. Misceli. «'• stor. ital. XV 212 s.