522 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VI. fluenza, ma egli sappia che esprimerò ovunque il mio biasimo, fino a che non vi porrà serio rimedio.1 Non meno grande fu l’agitazione in Eoma. «Il re cristianissimo, il figlio maggiore della Chiesa, così si espresse Urbano Vili, con si trova più nella sua comunione, perchè non vuole riconoscere il papa come suo capo supremo ». Egli dichiarò che parlerebbe in concistoro sulla censura della Sorbona, e qualora fosse necessario convocherebbe perfino un concilio. Come riferiva il cardinale Mar-quemont a Parigi, tutta la corte romana condivideva l’indignazione del papa, il quale dalla censura della Sorbona si sentiva non meno offeso, che la Francia dal libro del Santarelli. Egli stesso, Mar qui mont, aveva udito le forti espressioni del papa nella congrega-zione dell’inquisizione, poiché Urbano si sentiva ora più colpito che al tempo delle operazioni dei Francesi nella Valtellina. Se non si batte in ritirata, la rottura è imminente.2 Ma Eichelieu non voleva arrivare ad una rottura, anche perchè era imminente la guerra con l’Inghilterra ed egli aveva bisogno del papa. Sulla bilancia ebbe peso anche il fatto che i cattolici di rigido sentire in Francia si dichiararono con ogni risolutezza contro la censura dell Sorbona, come quella che ledeva i diritti della Santa Sede. In questi circostanze Eichelieu decise di fare delle concessioni, senza, pei" lasciar cadere i principi del gallicanismo politico.3 Non gli >fug-nemmeno che se riuscisse a moderare il pericoloso movimento, egli si acquisterebbe in Eoma grande prestigio.4 A ciò si aggiunse che era quella un’occasione opportuna di assoggettarsi, nell’interesse dei suoi fini assolutistici, la Sorbona, l’Università, che i'1 aprile aveva fatto causa comune con la facoltà teologica, e di umiliare il parlamento. La Sorbona e l’Università s’affrettarono all’inizio del 1627 ad assoggettarsi. Maggiore resistenza opposi' i parlamento, ma anche qui alla fine il vincitore fu Eichelieu. Egli dichiarò, che per quanto disapprovasse la dottrina eli Santarelli-non spettava però nè al re nè al parlamento, nè alla Sorbona, inai papa, di fissare articoli di fede; che inoltre la situazione polito • voleva evitati i conflitti d’ogni specie tra papa e re, perche i malcontento di Urbano Vili ritardava il compromesso nell atl;>” della Valtellina. Questa dichiarazione disarmò il parlamento: •' censura della Sorbona cadde.5 Fallì invece il tentativo di Bichelieu 1 Vedi Fouqueray IV 179. Dopo la morte di Bérulle, Richelieu di riversare tutta la colpa su di lui! Vedi Houssaye II 174 s. 2 Vedi le Relazioni di Marquemont deU’aprile e maggio 1626 in I " rat IV 179 s. Cfr. Puyol II 312. 8 Cfr. Puyol II 309 s., 315 s., 317 s., 323 s. 4 Cfr. Fagniez II 9. -, 6 Cfr. Puyol II 335 s., 343; Fouqueray IV 183 s^. Feret nella des guest, hist. LXyHI. 439 8. . . . . _ i'.