552 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VI. e i cattivi costumi del clero avevano recato così grave danno alla religione cattolica in Francia, bisognava cominciare anche coi rimedi su questo terreno. Di qui innanzi si dovevano lasciar accedere ai vescovadi e alle parrocchie solo persone che fossero sicure nella dottrina e senza macchia nel costume. Perciò per la Chiesa in Francia l’erezione di seminari per il clero era una questione di vita o di morte. Noumeno necessaria appare l’applicazione dell’obbligo della residenza ai vescovi e ai parroci, come pure la riforma degli ordini. Per tutto ciò l’istruzione ripone le più grandi speranze non solo nei sentimenti rigidamente cattolici del re, ma anche in Richelieu, il cui procedere in quel tempo contro la Sorbona, l’Università e il parlamento, in occasione delle perturbazioni provocate dall’imprudente libro del Santarelli, avevano fatto in Roma l’impressione pii! favorevole.1 Anche per l’applicazione dei decreti tridentini, la quale viene designata con insistenza, come il rimedio principale, l’istruzione spera nell’aiuto dell’onnipotente Cardinal ministro.2 Nonostante il contrasto, in cui questi s’era messo nel frattempo e su vari > ampi con la Santa Sede, a Eoma si nutrirono tuttavia sul suo conto ancora per lungo tempo delle illusioni, che il cardinale molto abilmente cercava di alimentare.3 Ne è prova l’istruzione impartita nel 1634 al nuovo nunzio Bolognetti. Questi venne incaricato di distorre la Francia dalle alleanze coi protestanti in Germania. Sve- 1 Cfr. sopra, p. 519 s. a Vedi Leman, Instruetions 89 s., 125 s., 155 . s. 3 Così Richelieu mise a posto nel 1633 il dotto, ma lunatico e fratofobo arcivescovo di Rouen, Francesco de Harlay, che nel suo manuale De iìoctn « Apostolicae Sedis gratia », ma solo «Dei gratia »: quello di Rotano ‘’ft- ^ gendo, « Miseratione divina, de venerabilium Fratrum nostrorum con» pontificatus nostri anno 25°», etc.». Relatione 73s. Archvio segf' pontificio.