14« Gregorio XV. 1621-1623. Capitolo 111. terra - cosi incomincia - che riempie della sua fama il vecchio o nuovo mondo, deve richiamare spesso su di sè anche l’attenziorur del papa. In essa infatti fin dai primi secoli cristiani penetrò Ih croce prima quasi delle aquile romane e taluni dei principi ingioi vengono venerati come Santi. Oggi ancora la casa reale in«il» si distingue per virtù naturali, che sarebbero una gioia per il papa e un decoro per il nome cristiano, solo che si potesse dire ch’es-c sono un appoggio della vera fede. Riferendosi al proprio nome Gregorio, il papa ricorda che fu un altro Gregorio, papa romano anch’esso, che trasmise alle stirpi e ai re d’Inghilterra l’evangelo e la devozione alla Sede Apostolica; anch’egli, sull’esempio del primo Gregorio, si prende a cuore la salute di quelle regioni, ora sovratt utto che il viaggio del principe e il suo desiderio di congiungersi in matrimonio con una principessa cattolica sembrano aprire le migliori prospettive, perchè nessuno che fosse preso da odio contro la religione cattolica e provasse gusto nel combattere la Santa Sede, potrebbe desiderare un siffatto matrimonio. « Perciò abbiamo elevata la nostra ardente preghiera al Padre dei lumi, affinchè condura te, fiore del mondo cristiano e speranza della Gran Bretagna, al possesso di quell’eredità che i tuoi antenati t’hanno conquistato come il patrimonio più prezioso, che tu protegga cioè l’autorit;; papale e abbatta l'idra dell’eresia. Ricordati del tempo antico, consulta i tuoi antenati, ed essi ti diranno quale strada condor, al cielo, ((nule via i principi nella loro mortalità debbano tenere. Immaginati spalancate le porte del cielo e vedivi quei re d’Inghil terra che peregrinarono a Roma, accompagnati dagli angeli, per venerarvi il signore dei sovrani e la cattedra apostolica del principe degli apostoli. I,e loro gesta e i loro esempi sono alte voci «li Dio che ti esortano a tenerti fermo ai principii di coloro dei quali tu erediterai il trono. Potresti tu verameute tollerare che da eretici vendano giudicati come atei e piombati nel carceredegli eterni orrori uomini che per testimonianza della Chiesa universale regnano con (’risto nel cielo, ben al disopra di ogni principe terreno ? Dalla patria eterna essi t i stendono ora la mano, com’essi t’hanno condotto sano e salvo alla corte »lei re cattolico e come desiderano ricondurti nel seno della Chiesa romana». Il nunzio consegnò questa lettera al principe1 in apposita udienza, accompagnato da Olivares e da altri dignitari, e il principe I accolse « con grande riverenza » e fu col nunzio assai geutile-U 23 giugno Carlo mandò al pontefice una risposta* ch’era atta a confermare i circoli romani nelle loro speranze circa i propositi del principe. Già l’indirizzo suonava: «Santissimo Padre ». Il prin- ' 24 mastio 1623; vedi Kiibvkmiili.br X 253. * Ivi 267 la iluta in Bkuxsiibim, Schnllland li 242.