614 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. Monaco, Vienna, Presburgo, Praga.1 Sorsero inoltre protettori potenti alla nuova comunità. A Saint Omer il vescovo Blaise la difese con una pastorale apposita 2 contro attacchi che le erano stati rivolti; il duca Ferdinando di Baviera, vescovo di Liegi e Principe elettore di Colonia, Massimiliano di Baviera e l’imperatore Ferdinando II le mostrarono grande favore, e così pure l’influente carmelitano Domenico di Gesù e Maria. Il papa, così, non avrebbe potuto tacere a lungo; ma gli era altrettanto impossibile approvare immediatamente e senza riserve la nuova fondazione. Il Concilio di Trento aveva stabilito quale condizione fondamentale per la riforma delle monache, clausura ed isolamento rigoroso, e Pio V aveva rese ancora più severe queste prescrizioni. Non era da attendere che le Congregazioni pontificie consentissero così presto una eccezione; le comunità del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, e di Giovanna de Leston-nac, e così pure le Orsoline, lo avevano sperimentato. Per le Signorine Inglesi », inoltre, riuscì fatale il loro appoggiarsi ai Gesuiti.3 L’odio, che perseguitava fin dagli inizi la Compagnia di Gesù, era allora salito al massimo presso una parte del clero secolare inglese. Questa parte vedeva nella nuova comunità solo una organizzazione ed uno strumento dell’Ordine odiato,4 ed era fin troppo incline a prestare compiacente orecchio ad ogni sorta di calunnie e di esagerazioni. Il vicario generale Riccardo Smith si mostrò avversario così della Compagnia di Gesù come di Mary Ward. Si comprende quindi senz’altro che anche i Gesuiti, sebbene alcuni di essi appoggiassero la nuova comunità, tenessero in gran parte un contegno riservato, per timore di difficoltà nuove. I ricorsi, che dall’Inghilterra giungevano contro le Signorine Inglesi, vennero mandati alla Congregazione di Propaganda; ma il segretario della Congregazione allora fondata, Francesco Ingoli, non solo era un funzionario attaccato ostinatamente alla lettera della legge, ma anche un aspro avversario dei Gesuiti. Si aggiunse a ciò, che nei disegni della nuova fondatrice v’erano particolari, che effettivamente potevano dare occasione a difficolta, quali, per esempio, l’indipendenza dai vescovi, cui si aspirava, i frequentare le famiglie, di casa in casa, da parte delle Sorelle-Fin nel seno stesso della comimità sorsero dispareri e contrasti, 1 Annuaire, loc. oit. 460. 2 Del 19 marzo 1615, in Foley VII 1252-1256. 3 Gbisar 39 ss. . e 4 « Instromento potentissimo [dei Gesuiti] per il loro accrescimeli o ^ potere» (il nunzio Pallotto in data 5 agosto 1628, in Kiewning I \b0>' * vescovo Riccardo Smith viene scritto (9 aprile 1633), che i Padri inlI.a' per mezzo delle Signorine Inglesi a che « both sexes shall have a general ( 11 dence of them» (Chambers II 412; memoriale dell’arciprete Harrison c la nuova comunità, ivi 183-186).