460 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo IV. che altrimenti in Italia avrebbe sofferto gran detrimento; era appunto il riguardo al vantaggio del papa che rendeva tranquilla Li sua coscienza circa quella relazione col re protestante.1 La coscienza del cardinale non gl’impediva di chiudere un occhio sopra le lesioni della clausola contenuta nel trattato concluso con gli Svedesi nel gennaio 1631, circa il mantenimento del culto cattolico in tutte le località conquistate. È vero però che quest’articolo - a pani' altre considerazioni politiche - impose al re svedese un certo freno. Così egli si guardò dall’introdurre a forza il protestantesimo nelle città cattoliche conquistate; inoltre, in contrasto colla sfrenatezza delle truppe imperiali, egli mantenne nelle sue la più rigida disciplina.2 Gustavo Adolfo procedeva con la massima astuzia. Di fronte ai protestanti di Svezia e di Germania, faceva passare la sua impresi come una « guerra di liberazione per i suoi correligionari oppressi »; a Parigi e a Venezia invece dichiarava essere una menzogna austriaca l’affermare che egli conducesse una guerra religiosa.3 Per rendere credibile questo suo diniego, subito dopo la battaglia di Breiten-feld aveva ridonata la libertà ad alcuni sacerdoti cattolici prigionieri, e dopo la conquista di Wiirzburgo aveva dichiarato che non avrebbe toccata la libertà religiosa di coloro che gli avessero prestato obbedienza.4 Ben calcolate erano anche le parole amichevoli che Gustavo Adolfo ebbe in certi luoghi per i preti cattolici e perfino per i Gesuiti.5 Quanto poco affidamento però meritassero le belle parole e le promesse del re, ce ne danno esempio gli avvenimenti di Erfurt. Dopo la sua entrata nella città magontina, il re, visitando il 2 ottobre 1631 le opere di fortificazione, arrivò, anche 1 Ranke, Franzos. Gesch. II2 406. Quando Kanke aggiunge: «li nunzi« non seppe qui opporre alcuna obbiezione », afferma cosa non vera. Vero c invece che Nicolctti, che Ranke conosceva, dalla * Relazione di Bagno dell’11 aprl ' 1631 (decif. 15 maggio) ricava la seguente risposta di Bagno: « Io replicai con le più forti considerationi sopra le quali pregai S. Ea a fare qualche riflessione e dissi che fra tanto sarei accordato a presentare al re il Breve